Scritto da © Andrea Occhi - Gio, 01/09/2011 - 07:33
Adoro quei momenti, durante la brevità dei quali, pare che le tue unghie scivolino, nel modo dei pattini colorati, sulla mia pelle abbronzata dal sole; come nelle arcaiche trasparenze del negativo di celluloide in cui i colori appaiono invertiti. Non siamo nel mondo che si riflette oltre lo specchio delle meraviglie, siamo nel mondo al di qua, che si svolge naturale, privo di artificiose acrobazie esplosive, ma pieno di quelle umane emozioni che conducono alla perdizione diabolica, adagiati sulle ali di quei corvi che si cibano della carcassa della nostra decomposta noia, sino a planare sulla pianura liquida che circonda la nostra isola, illuminata dai buchi neri che abbiamo strappato, a brani, dalla volta uranica, consentendo, così, alla luce siderale di incendiare le nostre bellezze carnali. La realtà non avrà alcun termine tenebroso. Coleremo goccia a goccia dalle nuvole parlanti, striando con impronte di luce questo giardino bianco, la cui polvere abbiamo arato con la grafite per renderlo fertile agli alberi da cui pendono frutti indeiscenti, gelosi del loro contenuto.
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