Scritto da © Andrea Occhi - Ven, 16/12/2011 - 10:06
Bendato, mi sono presentato a te, mostrandoti le mie più cupe e capienti sensibilità, come fossero preziosi oggetti da barattare con le tue essenze psicotrope. “Ho buchi nelle vene, colmali e scorrimi dentro impetuosa, non impedirò il tuo ingresso”. Hai soddisfatto la mia richiesta, scambiando i tuoi aghi cavi con i miei organi interni. Mi hai spogliato di ogni pregiudizievole comportamento. Hai strappato ogni lembo di rigida conformazione agli schemi. Hai raschiato quella patina di ossido che, come verderame, aveva offuscato il mio volare libero, senza alcuna remora, nelle più nefande fantasie. Ora ci rotoliamo nei fossi e sulla pelle abbiamo strette catene cigolanti. Pelli luride, sorrisi e segni sul corpo, come marchi indelebili della nostra assurda, impalpabile passione. Nulla è impossibile per l’immaginazione. Siamo fantasmi, ma abbiamo fame.
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