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Nel Tic tac del tempo

Una lacrima d’amore,
un sorriso nel cuore.
uno sguardo tenebroso,
un battito d’ali,
un volo di farfalle,
una grande emozione

Ringrazio la sorte

Non fingo. Lo vedi?
Non piango.

Sorrido persino
guardandoti ora
coperto di terra

e nel fango hai vissuto
bevendolo tutto

succhiando la vita

la mia.

Ti hanno trovato disteso
morto d'infarto
io di fianco svenuta
gonfia di lividi
per le solite botte.

Le braccia allungate
e tese le mani, sembrava
m'han detto
cercassi il mio viso.

Chi sa
se per stringermi il collo
o chieder perdono

Oramai non m'importa
il tuo tempo è scaduto.

Sorrido ai cipressi
calpestando per l'ultima volta
le foglie sul viale

e ringrazio la sorte.

Eravamo

 

Eravamo

liberamente tratto da:
Eravamo nell’età
illusa
di Eugenio Montale
 
tenera rimane
la carne di calze, il fuoco
di sete
sboccate
 
libera_mente pensiero
le chiome
 
l'essere il noi_quasi
ed il sole_profondi
nel mare dei cicli equilibrio
 
non puoi non puoi fermarle
né devi, labbra, le
schiuse
 
 
Eravamo nell’età illusa
Eugenio Montale
 
la tenerezza dei giorni verdi
sparpagliati
nell’oro del sole appesi
alla luna
 
il papà dalle spalle
larghe come la volta
del cielo
 
quel sentirsi dèi – quasi
alati senza peso – e
non sapere la vita

 

Io e te all'inferno?

Io e te all’inferno, ci pensi?
 
Un po’ di temperatura mite
ci vorrebbe proprio per il nostro amore.
Talmente incendiaria è stata la nostra passione
che abbiamo ridotto in cenere anche i ricordi più belli.
Da quanto attendevamo una vacanza…
Come dici? Preferisci il paradiso?
 
Ma va all’inferno!
 

Più volte all'inferno

Più volte all'inferno
contro rossori di fiamme
golose,
io e te abbiamo gridato amore,
odio, morte spettinata, felicità.
A pronunciare maledizioni
dita e pupille tiepide,
armate di vecchie ossessioni,
come figlie diseredate dal bene.
E urlando e ridendo
come sposi affamati di tenebra,
ormai padroni di stagioni impure,
vaghiamo con la follia di chi sa
misurare croci assordanti.
Viene un buio astratto
a farci affondare nella sporcizia di brividi e secoli,
viene la notte ad inaridire le menti,
viene un lampo di illusione
a bruciare un destino
di destino stupendamente
sconvolto.

Andare cercare tornare

 
no, non ci vengo, con Te
Ci siamo già stati...ricordi?
si, lo dicevi ero Io
l'anello debole della catena
che Ci teneva insieme
Non ero stato, Non ero, Né sarei stato mai
così Ci siamo andati
a Veder se facendoci davvero Male
saremmo riusciti a trovare dei Due
chi annichiliva l'Altro
Quella fessura d'Oro dell'uscio
che lasciava passare il Fuori
venne grigia com'è Tetro
il giorno nel temporale
Eppure c'era la voglia
di scoprire Qualcosa
che valesse tutta la pena
che Ci siamo Dati.
 
 

I Limoni di Eugenio Montale letta da Nando Gazzolo

 
Ascoltami, i poeti laureati 
si muovono soltanto fra le piante 
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. 

Va all'inferno!

«Va all'inferno!»
La sua faccia era trasfigurata dalla rabbia. Il volto che avevo tanto amato, irriconoscibile. Le vene giugulari si gonfiavano sul collo. La bocca, con cui aveva sibilato quelle parole, era contratta, ridotta ad una linea tirata con forza da una matita rosso sbiadito.
Non lo sapeva che all'inferno c'eravamo già, noi due? E da un bel po' di tempo ormai. Non riuscivamo più a parlare di niente senza litigare. Litigavamo su tutto, persino su come trattare il nostro cagnolino, Red.
Già, il nostro cagnolino. La nostra casa, i nostri libri, la nostra macchina, i nostri amici... Tutto era, anzi è nostro.
Marina e Marco, la coppia perfetta.
Fino a qualche mese fa. Poi si era aperto un baratro di incomprensione. Avevamo cominciato a discutere per via del lavoro. Marco diceva che qui, per lui, non c'era più nessuno spazio di crescita, che voleva trasferirsi all'estero. Io, invece, mi trovo benissimo nel posto dove sto e gli ho detto che non credevo fosse una buona idea un salto nel buio. Lui ha replicato, io ho controreplicato.... Poco dopo siamo passati dalla discussione alla lite, finché tutto è diventato incomprensibile ed impronunciabile. Colpa mia, colpa sua. Non lo so. So solo che era un inferno e che l'unica cosa che volevo era che finisse.
Così stamattina gli ho detto: «Marco, va bene. Finiamola qui. Non è possibile andare avanti così. Trasferiamoci.»

Merlesque

 
kiock...kiock...
la beccherei così com'è
crisalide vetrosa
tanto poi si apre
kich...kich...kich...
voi maschi...
con quel becco giallo
non avete senso estetico
livrea nera, elegante
niente finezza
kich...kich...kich...
vuoi mettere porgermi
un bocconcino con le ali azzurre
magari ancora vivo, che l'agiti?
kiock...kiock...kiock...
romanticherie
ho da essere gentile, che sei difficile
abbiamo già perso due covate
quest'anno
i ghiri...quel monello...
e invece di rimboccarti le penne
stai a sognare a occhi aperti
kikikikiki...kiock...kiock
il nido è rifatto, diamoci da fare
kiciiiiikiciiiii
anche volgare adesso
una volta o l'altra ti pianto
kich...kich...kich...
c'è quel giovane lucido come ossidiana
che mi canta per ore...
 

io e te

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