blog di Nievdinessuno

Cava la notte
da un’orbita muta
poi assemblata
come nubi e corpi
dove palpiti soli
hanno posato il petto
e dormono affetti

 
Soltanto un aquilone vola
oltre la fotosintesi
di un arcobaleno
con un palpito
allacciato
che scricchiola
sull’orbita

Questa notte
si veste d’acqua
tra nubi appese
e un nido mendicante
assorbo da orbite
lo spazio cosmico
che ci separa

 
E’ la gravità di una stanza
a zittire palpebre
dall’invisibile cura
solitudine arteriosa
dove ruota la fame

Dal vetro
sagoma innata
sui piccoli dorsi
di lucciole cadenti
è un livido o palpito (?)
cura rappresa
di un palmo steso

Bisbiglio a terra
i pioppi assolti
dai modi cauti
fra narici di radici
silente attendo
il dolce grano
spargere vento
a apnee e maree

Fra città rosse
cemento al grano
digiuno o sperpero
collutorio rappreso
a stanze senz’aria
senz’acqua, senza luce,
 

Nella neve e nel tempo
Lei sussurra un "Oh"
fra l'amaca e il vento.
 
Senza idioma
scala il labbro
da mille balbuzie.

Suono d’arpeggio
crolla esausto
al passo lento
fra le suole
scalza sincronia
di una moneta che crolla
in piedi, e risale