blog di Rinaldo Ambrosia

L'avevi detto, e risoluta eri partita per quel viaggio tu e il tuo corpo. Due entità scisse. C'era nella tua figura tutta l'inquietudine della fuga.

Voglio sentire il suono della tua voce
così lontana e così vicina
dalle vocali sussurrate
e ammantate di vita,

La pioggia batte contro i vetri in questa giornata grigia, priva di ogni dove. Deve essere saltata anche la luce per via del temporale.

E' una canzone latina che sale da quel cortile, da quella casa ringhiera. C'è quel quarto di cielo che spicca in cima alla rampa di scale.

Si… si… ci sono queste parole

che si confondono in un timido

balbettio compositivo.

 

Versi gettati sulla carta a

Cercherò attimi nascosti

come polvere di cedro,

là nel frutteto dei ciliegi,

dove lento scorre il fiume e l'erba tace.

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C'è una voglia di scrivere che incombe, apre le pagine del nostro diario e ci lega al presente.

Non occorre ridere per capire il senso della tua storia. La stai consumando tra queste lenzuola ma è iniziata tempo fa, ricordi?

Potrebbe essere un viaggio, potrebbe essere una permanenza, ma in entrambi i casi il ricordo si fa tenue, vago.