Le antiche usanze per la festa dei morti sono decadute quasi dappertutto tra i popoli civili, benché ne sussistano ancora alcune tracce. Bisogna però notare che gli usi sono diversi da regione a regione perché differenti sono le condizioni ambientali, climatiche ed economiche dei vari popoli, di queste voglio farvi una carrellata di quelle più significative.
“ Di tutti i legumi la fava è la regina, cotta di sera, scaldata alla mattina”.
Così recita un antico detto popolare. La fava è il legume che lega di più con questo periodo dell’anno. La mia introduzione voleva portarvi a conoscenza di alcune tradizioni culinarie inerenti alla festività di questi giorni. Per i romani, il tempo dei trapassati durava un’intera settimana di febbraio, l’ultimo mese dell’anno chiamato il purificatore. Si veneravano i morti perché “ dai morti nasce la vita, come dal seme nasce il frutto”. La gente a quel tempo pensava che nei semi della fava nera si potessero ritrovare le lacrime dei defunti. Per implorare la pace dei trapassati c’erano diversi riti scaramantici e non, tra questi cospargere le tombe con questi legumi o gettare le fave dietro le spalle recitando ”con queste parole redimo me e i miei cari “. Nei festini mortuari le fave venivano offerte ai poveri che le mangiavano crude perché la cottura spettava solo ai benestanti. Le fave erano di precetto per la ricorrenza dei Santi e dei Morti anche in epoca cristiana. Nel 998 Odilone abate di Cluny ordinò che ogni 2 novembre i defunti venissero onorati con speciali orazioni perciò, affinché i monaci potessero vegliare per l’intera notte in preghiera, concesse loro una razione speciale notturna di fave.
Ma ci sono tradizioni e riti che perdurano anche ai giorni nostri per esempio in alcune zone della Lombardia, la notte tra l'1 e il 2 novembre si suole ancora mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi.
In Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane. Tra gli abitanti delle valli del Natisone ( sempre in Friuli) benché il pane dei defunti venga distribuito in occasioni della sagra del paese o dopo i funerali e per Natale, più diffusa è l’usanza di darlo il 10 di novembre. Una volta il pane veniva fatto con la farina di granoturco o con quella di orzo e venivano cotti sotto la brace e la cenere. Solo più tardi si diffuse il pane di frumento.
Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossi da Morti". A Trieste si chiamano fave dei morti.
In Trentino le campane suonano per molte ore a chiamare le anime che si dice si radunino intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, anche qui, la tavola si lascia apparecchiata e il focolare resta acceso durante la notte.
Anche in Piemonte e Val D’Aosta le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano).
Nellecampagne cremonesi ci si alza presto la mattina e si rassettano subito i letti affinché le anime dei cari possano trovarvi riposo. Si va poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionano i tipici dolci detti "ossa dei morti".
In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite). Tanti anni fa, alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il "ben dei morti" (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.
In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei Morti", che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.
In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante sono le anime care, e i bimbi si mandano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.
A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito.
In Sicilia il 2 novembre è una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti vien fatto loro credere che, se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni. Quando i fanciulli sono a dormire, i genitori preparano i tradizionali "pupi di zuccaro" (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondono. Al mattino i bimbi iniziano la ricerca, convinti che durante la notte i morti siano usciti dalle tombe per portare i regali.
In Sardegna la mattina del 2 novembre i ragazzi si recano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevono in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendono i lumini e si lasciano la tavola apparecchiata e le credenze aperte.
Andando a Occidente : in Messico invece dalle quattro del pomeriggio alle otto di sera i fuochi d’artificio accompagnano i tanti gruppi musicali che intonano canzoni a richiesta, secondo i gusti dei defunti. Naturalmente la festa continua in cimitero sulle tombe. Oltre ai fiori si portano bottiglie di alcoolici e cibi di ogni tipo trasformando così i monumenti in veri e propri banchetti, dove i parenti pranzano in allegria. Nei giorni dei morti è consuetudine invitare sulla tomba apparecchiata il primo estraneo che passa e raccontargli alcuni episodi curiosi della vita del defunto.
In Ungheria i bambini orfani sono accolti nelle famiglie e colmati di doni.
In Giappone l’Obon è la festa buddista che celebra lo spirito dei morti. Davanti alle porte delle case giapponesi sono appese le lanterne che guidano il cammino degli spiriti verso le case mentre sugli altari sono posti diverse varietà di offerte: cibi e bevande che erano gradite in vita e spesso un piccolo cavallo o una mucca fatti di verdure, cetrioli o melanzane.
Ma non voglio dilungarmi oltre anche se ce ne sarebbero da raccontare di storie. Vi lascio però con la ricetta del Pan dei Morti.
Ingredienti per circa 16 pezzi
Amaretti
100 gr
Biscotti secchi
100 gr
Cacao in polvere
50 gr
Cannella
in polvere 1 cucchiaino
Farina
250 gr
Fichi
secchi 120 gr
Lievito chimico in polvere
10 g
Mandorle
(pinoli o nocciole) 120 gr
Noce moscata
una spolverata
Uova
6 albumi
Uvetta
120 gr
Vino santo (o altro vino liquoroso) 100 ml
Zucchero
300 gr
Savoiardi
300 gr
Preparazione
Unite tutti i biscotti nella tazza di un mixer (1) e riduceteli in briciole finissime (2); mettete nel mixer anche le mandorle (3) e riducetele in polvere; tritate nel mixer i fichi secchi (4), mettete in ammollo l'uvetta (5) e quando è ammorbidita raggruppate tutti gli ingredienti ridotti in polvere in una ciotola piuttosto capiente, unendo anche lo zucchero, la farina, il lievito, la noce moscata, la cannella, il cacao (6) e gli albumi (7), a questo punto aggiungete anche l'uvetta precedentemente ammollata (nell'acqua o nel vino) e strizzata, quindi mescolate per bene tutti gli ingredienti (8) aggiungendo a poco a poco il vin santo; lavorate il composto fino ad amalgamarlo, poi trasferitelo su di una spianatoia leggermente infarinata e lavoratelo fino ad ottenere un impasto omogeneo e abbastanza consistente (9).Dividete quindi il composto in panetti da 90-100 gr l'uno (10) e modellate i vari pezzi in modo da conferirgli una forma piuttosto bassa (1 cm) e affusolata della lunghezza di circa 12 -15 cm e larghezza di 5-6 cm.
Ricoprite una placca da forno o una teglia con della carta forno e sistemateci il vostro pan dei morti (11) appiattendo con la mano ogni pezzettino e distanziando di qualche cm l’uno dall’altro; se volete, con l'aiuto di un coltello, potete praticare un taglietto sulla lunghezza di ogni pezzo.
Fate cuocere i pan dei morti in forno preriscaldato a 180° per 25-30 minuti, quindi, sfornate, spolverizzate con zucchero a velo (12) e lasciate raffreddare; servite il pan dei morti solo dopo averlo lasciato riposare per almeno due giorni meglio se in una scatola di latta chiusa col coperchio.
Consiglio
Se volete ulteriormente arricchire la ricetta del pan dei morti, potete aggiungere 120 g di scorza di arancia o di cedro candito che troverete facilmente nei supermercati. Il pan dei morti è ottimo da servire a fine pranzo o cena per la ricorrenza dei morti l'1 novembre; accompagnate il dolce con del vin santo.