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Nazim Hikmet

 

a cura di Anileda Xeka

 

Biografia
 
 
 
 
 
Hikmet era figlio del diplomatico Nazim Bey e della pittrice Aisha[figlia di un nobile polacco ,militare in carriera ma anche filosofo e storico],innamorata della poesia francese in particolar modo di Baudelaire e di Lamartine che leggeva in francese,anche perché in quel tempo le traduzioni erano rarissime e in Ottomano, lingua formata per il 75 % da parole arabe e persiane, che non conosceva,tanto meno lo conosceva Hikmet. Hikmet studiò nel liceo francese di Galatasaray[Istambul],passando successivamente all’accademia militare,come citato sopra. Durante la guerra dell’indipedenza si schierò con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò poi sociologia presso l'università di Mosca (1921-1928) e diventò membro del partito comunista turco negli anni Venti, dopo aver scoperto i testi di Marx e della rivoluzione sovietica. Conobbe Lenin ,[che fu per lui un padre grande e favoloso,ancor più reale del pascià dal quale era nato ,in un sontuoso palazzo di Salonicco,ai tempi dell’impero ottomano.Infatti il 22 giennaio 1924 Hikmet montò la guardia accanto al volto scoperto di Lenin dentro la barra.] Esenin e Majakovskij, che ebbe su di lui un'importante influenza. Dopo il suo ritorno clandestino in Turchia nel 1928, Hikmet scrisse articoli, sceneggiature teatrali ed altri scritti. Fu condannato alla prigione per il suo ritorno irregolare ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato a 28 anni e 4 mesi di prigione per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste, scontandone 12 in Anatolia, nel corso dei quali venne colpito da un primo infarto e per essersi opposto alla dittatura di Kemal Ataturk. Fu l'intervento di una commissione internazionale composta tra gli
 
altri da Tristan Tzara, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean-Paul Sartre a favorirne la scarcerazione nel 1950. Si sposò con Münevver [che in turco vuol dire la saggia]Andaç, traduttrice in lingua francese e in lingua polacca alla quale dedicò diverse poesie e dalla quale ebbe un figlio,Mehmet. Nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca (Russia) ma la moglie e il figlio non poterono seguirlo ed egli trascorse il suo esilio viaggiando in tutta Europa. Perse così la cittadinanza turca e divenne polacco. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera Tuljakova e la sposò. Era un bellissimo uomo,amato dalle donne,si muoveva con grazia e parlava con gli altri nel modo più estroso e diretto.Era un grande poeta ed un combattente valoroso.Ma questo eccesso di doti,aveva come correttivo un ingualcibile candore,una capacità di fiducia,di meraviglia e di rispetto verso l’ummanità e verso le cose.Non vi era in lui ombra di cinismo o di acidità;ma solo qualche volta di egoismo e leggerezza.Fu profondomente legato alla sua terra turca,ma non meno per sua scelta che per il destino.Non si piegava ai compromessi,neanche a quelli che per sottile opportunismo chiamiamo necessari. A Mosca ,al numero sei della via Pesciànaya,il 3 giugno del 1963,verso le nove del mattino,mori’ Nazim Hikmet.Un grande uomo e un grande poeta che seppe parlare e trasmettere il linguaggio universale del sentimento ,con quella sua estrema dolcezza orientale intrecciata ai ritmi crudi dell’Occidente,uno dei più amati della poesia conteporanea.Scrisse per amore e con amore. Ogni 21 marzo l'UNESCO festeggia la giornata mondiale della poesia e nel 2002 venne reso omaggio a quella di Nazim Hikmet. Nazim Hikmet viene citato nel film "Le fate ignoranti" di Ferzan Ozpetek, con Margherita Buy e Stefano Accorsi, dove vengono lette.
 
 
 

 

 

Recensione
 
 
 
 
 
In una lettera a Joyce Lussu,alla domanda perché scrivesse poesie,Hikmet rispose:”Sarebbe più giusto porre la domanda in un altro modo.Perché e come ho cominciato a scrivere delle poesie.” Nazim Hikmet Ran nacque a Salonicco[attualmente Grecia] il 20 novembre 1902,la data riconosciuta dall’anagrafe e confermata da Hikmet in una sua poesia autobiografrica scritta nel 1962,nonostante altre fonti smentiscono tale data,sostenendo che sia nato a Mosca il 03 giugno 1901.Fu uno dei primi poeti turchi a scrivere versi liberi . Hikmet è diventato, mentre era ancora vivo, uno dei poeti turchi più conosciuti in Occidente e i suoi scritti sono stati tradotti in diverse lingue. Condannato per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad evocare i massacri ai danni degli armeni del 1915 e 1922. Scrisse la prima poesia all’età di tredici anni,due ore dopo aver visto per la prima volta un incendio, il quale aveva incenerito la casa di fronte a casa sua,quando ancora viveva ad Istambul con suo nonno paterno Nazim Pascià ,governatore di varie province, ma anche poeta e scrittore in lingua ottomana.In preda alla paura e quella sensazione di stupore scrisse questi versi intitolandoli:”L’incendio”

“Brucia brucia con terribile fracasso
quel nemico dell’umanità
che stringe tra le sue bracine
le case le madri,gli orfani…”

avvalendosi cosi della metrica chiusa arabo-persiana chiamata “aruz”.

 
L’aruz comportava della cesure obbligate,che però non erano né sillabiche né toniche,tecnica che prediligevano i poeti turchi in quell’epoca,in particolar modo il poeta Tefik Fikret il loro primo grande poeta umanista che scrisse versi contro la religione e la guerra ,che suo padre talvolta leggeva. La seconda poesia ,come egli stesso rivela nella lettera indirizzata a Joyse Lussu,lo scrisse a 14 anni,nel tempo della prima guerra mondiale,dopo la caduta di un suo zio ai Dardanelli.Era molto patriota e scrisse un poema sulla guerra,che in seguito andò persa persino nella sua memoria.Scrisse una terza a 16 anni,influenzato da un altro poeta che in quell’ epoca dominava la letteratura turca.Aveva inventato una lingua poetica tutta nuova e si chiamava Yaya Kemal,il quale fu anche suo professore di storia all’accademia navale.La poesia aveva per tema il gatto di sua sorella,un gattino rognoso di colore incerto:

“Aveva gli occhi verdi come onde del mare
con i suoi peli bianchi sembrava una palla di neve”

Appena Yaya Kemal lesse questi versi e dopo aver visto il gatto,rimase stupito a tal punto che disse:”se puoi scrivere una poesia su quella sudicia bestiola,puoi sicuramente diventare un grande poeta.” Pubblicò la prima poesia a 17 anni in una rivista,largamente correta da Y.Kemal.Un nuovo stile nella metrica e nel linguaggio che esprimeva le nuove tendenze.

Anileda Xeka
 
 
 

 

 

Mosca 1962
 
Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole erano pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.
 

 

 

1949
 
Bakù 1957
 
 
 
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu,coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu,alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui t’afferro.
 
La tristezza sulle mie spalle
è una camicia di tela da vela
lavata all’acqua di mare
con una spazzola di ferro
sul ponte spazzato dal vento.
E in questo vilaggio del sud,senza sosta né tregua,
il sole rosseggia e si gonfia di miele
sulle fanciulle e dentro le albicocche.
 
 
 

 

 

1948
 
La vita non è uno scherzo
 
 
 
In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole,madre
le tue parole,amore
le tue parole,amica.
Erano tristi, amare
erano allegre,piene di speranza
erano coraggiose,eroiche
le tue parole
erano uomini.
 
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro,ad esempio,le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello,più vero della vita.
 
 
 

 

 

 
 

 

 

 


 
 
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti:  Manuela Verbasi
-Autore: Nazim Hikmet (Poeta e Scrittore)
-Recensione: Anileda Xeka [ladyeagle]
-Editing: Alexis, Manuela Verbasi

-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

 


 

 

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