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Mauro Moschitti

L'esperienza artististica di Mauro Moschitti ha un significativo inizio negli anni Ottanta: nell'83, infatti, mentre lavora sotto la guida di Notargiacomo, è fra i tre studenti selezionati dall'Accademia di Belle Arti di Frosinone a rappresentare la stessa presso l'"Esposizione Internazionale d'Arte Contemporanea" di Bari; intanto, come artista più giovane, nello stesso anno espone in una collettiva alla quale partecipano Schifano, Sassu e Calabria tra altri. Nell'84 si trasferisce a Venezia, dove incontra Emilio Vedova: dall'intenso dialogo con quest'ultimo ricava idee e materiali che lo portano a laurearsi a pieni voti con una tesi sul grande artista informale veneziano da poco scomparso. Nel decennio successivo si accosta alle arti grafiche e comincia a operare nel campo pubblicitario. La sua ricerca artistica, nel frattempo, sollecitato dall'ambiente professionale in cui opera da anni, volge in favore del linguaggio della fotografia, al quale si dedica con assiduità e impegno da poco più di un anno, innanzitutto con l'attesa di recuperare quel fare pittorico tramontato insieme a un periodo della sua esistenza. Alla sua terza personale di Fotografia, Mauro Moschitti è presente in una collettiva itinerante per l'Italia a sostegno di Progetti Sociali, l'altro orizzonte nel quale si manifesta la sua grande personalità umana, artistica e intellettuale.

Mauro Moschitti
 



la mostra Vetrinità è visualizzabile qui

L'autore è qui presentato dal critico d'arte Giuseppe Varone: Vetrinità è un racconto del reale ipotetico, un’operazione sulla durata del tempo, un incantesimo che agisce sullo scorrere dell’esistente contraendolo, dilatandolo, riverberandolo nella sua rifrazione; è un’azione che contempla nel dettaglio ciò che persiste, nella lettura del quotidiano ciò ch’è mutevole, importante e grande, come una fiaba, consistente in ostacoli da superare e in circostanze da rilevare, dove il puro incanto di assistere a storie risiede finanche nell’attesa di ciò che si replica, su volti, lungo strade e in situazioni, entro ritmi scanditi da avvenimenti e sensazioni che rimano senza mai uguagliarsi. La fantasia di Mauro Moschitti è un luogo dove dentro c’è vita, uno spazio nel quale operano forze che piegano l’arte al mondo, quel fascinoso luogo fisico percepito con la vista dell’immaginazione, scenario entro il quale si rintracciano e si rinnovano le idee del demiurgo munito della sua Reflex: in esso vede gli uomini, interagenti gli uni con gli altri, in tutta la loro seducente varietà di gesti, posture, costumi e costumanze; scruta genti di ogni razza e colore, in guerra e pace, nel delitto e nel castigo, dentro il pianto e fuori la letizia, confusamente sani e manifestamente sofferenti, appagati o miserabili nella stringente mitezza, sparrows cadenti come corpi che vivono e non vivono, soli nella moltitudine e con sé stessi. L’immaginazione dell’osservatore ‘obiettivo’ diviene repertorio del possibile, del virtuale, ma anche di ciò che c’è ma non si vede, non potendo o non volendo farlo; il suo genio tesse associazioni di forme latrici di idee, scegliendo e collegando tempestivamente gli indefiniti e molteplici aspetti del possibile e dell’impossibile, sortendo un magazzino di memoria dei frantumi di apparenze perdute nel deposito del tempo, nel rovente andirivieni sventato, nel freddo magma del quotidiano, dove ogni figura tra le tante e multiformi viene privata del suo precipuo rilievo, lasciando di sé nelle schegge di ombra e luce rifratte sui vetri inconsistenti. Il Nostro compone una sorta di parabola dell’assoluto invisibile divenire, costituito di strati di tenui bagliori che si accumulano su superfici transitorie replicando sotto diverse effigi il mondo conosciuto in uno ulteriore, infinito, anche se più governabile, giacché meno refrattario a una forma perché informale, capace di rispecchiare lo stato d’animo di chi lo crea e contempla. Quello di Moschitti è un sentiero segnato nella realtà esterna, a seguito di una pullulante e multanime fiumana umana, ineluttabile protagonista di una omologa rappresentazione del vivente consistente in ciò che sfugge, dal momento che l’individuo moderno, in fuga da sé, abbandona sul suo percorso brandelli della sua anima, lembi della sua storia presente e già trascorsa nel suo svolgersi come istanti perduti. Vaghe silhouette popolano narrazioni d’occasione, pagine figurate di cose viste; corpi in nebulosa andatura segnano i confini labili di un labirinto geometrico, del quale non s’indovina l’uscita, nel quale piuttosto si agogna il centro; i confini dello spazio dove si avvicenda il consorzio umano non si risolvono più lungo linee rette, il piano orizzontale ha disperso la sua conformazione e si percepisce una nuova dimensione verticale, un arcipelago di luoghi immaginari scanditi in ritmo ascendente ed estatico. Se la fotografia moschittiana ha il potere di evocare un mondo in cui il principio naturale è stravolto, contiene, nel contempo, celato nel mistero della sua iconografia poetata su superfici indecifrabili, una verità ancora più profonda che riguarda, oltre la logica del suo linguaggio, più propriamente il suo pensiero: se la felicità degli uomini coinvolti nel bailamme della vita ordinaria consiste nella differenza fra ciò che si ha e ciò che si vorrebbe avere, ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, la verità, per l’artista, da presagire e cogliere nelle vesti di esploratori dell’umanità, è la differenza fra ciò che si vede e ciò che potremmo vedere. Il mondo è possibile cambiarlo solo replicandolo.

Giuseppe Varone


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano - Rosso Foto -Direttore di Rosso Foto: Paolo Rafficoni -Supervisione: Manuela Verbasi -Fotografie: ©Mauro Moschitti -Recensione: Giuseppe Varone -Editing: Rita Foldi -Le immagini che sono presenti nel blog sono coperte dalle vigenti normative sui diritti d'autore, ne è vietato il loro utilizzo in qualsiasi forma e/o scopo. Chi trasgredisce a quanto sopra è perseguibile a termini di legge. Si può fare richiesta di utilizzazione scrivendo direttamente agli autori o alla redazione di Rosso Venexiano Rosso Foto. Le immagini sono visibili a tutto schermo cliccando sopra la foto (La redazione)

 

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