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Cose Così [di notte]

Avevo il tuo seme
e la mia notte

mi hai fatto l'amore tutto il tempo.

 

 

 

troppo fumo

Ho scolato il bicchiere
incidendo il tuo nome
a rilievo sul legno
e atteso
mi ciondola la testa
e non sono sbronza
ma dubbia

Troppo fumo in questo bistrot
tarli alle panche
rhum di melassa sbiadita
e insulso vociare

Troppo fumo in questo bistrot
esco
chè mi lacrimano gli occhi
 

 

L'isola che mai c'è stata

 
E’ uno sguardo gentile
quello che osserva senza più volere
granelli d’irti spini
amore sciolto a gocce
 
e intanto il disinganno cresce
sulla terra di un falso dio che sempre più scompare
quando ti giri a volte a rovistare
tra sbiaditi intarsi che ormai non fanno male.
 
Ed è  lì che t’alzi
allorché per acquisire leggerezza
rinunci anche a soffermarti su quanto a volte il come
sia in grado di ferire molto più del cosa.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 

diario di un tempo di sabbia

...a volte scrivo per non essere lontana dal mondo. per sentirmi come sabbia in una clessidra, continuamente ri-rovesciata, con la testa sottosopra a  "colare" infinitesimali particelle di me, silenziose e fini che, una dopo l'altra, si rimettono in cima, nel cono del tempo.  scrivo quando  il silenzio di questo luogo è interrotto solo dal russare  del mio gatto e dal ticchettare della tastiera e le sagome scure degli alberi esterni si sfaccettano sui vetri,   offuscati palcoscenici invernali che sanno solo di gelo. scrivo parlando  ad amici invisibili, ombre cinesi che si materializzano nella consistenza di una sensazione o nell'effluvio di un ricordo. scrivo cogliendo il  frutto delle parole di altri che ho letto, a mia volta assorbito, fatte mie dentro come in tanti dialoghi di gioia e di abbandono. a volte scrivo perchè le lettere si leghino e formino parole. e le parole sensi. di vita.

Musica

Incarno stasera la passione
l’andamento ondulante
l’apprensione
come non ci fu detto
noi facemmo
e l’altrove entrò da qualche parte
quasi sognando la rivoluzione.
Adesso
mi dileguo nel senso
il liquido profilo delle note
se fosse già deciso anch’io saprei

ritrovarmi in cima al controcanto.

Nuovi angeli

siede sulla grata d'areazione
ai piedi della falesia metropolitana
formicaio vetro e acciaio
regalmente assiso nella postura del loto.
ciglia rasate e palpebre come valve
chiuse, di taglio esotico
bistrate in tonalità d'azzurro chiaro.
pelle ambrata senza età
spunta dall'abito consunto
in mille piccole rughe.
è congenere e alieno
al fluire apparentemente caotico
che lo aggira lo supera va oltre.
attira magnetico quasi avesse
un'aura che lo pervade a nudo per
l'assenza di beni evidenti, soltanto
una ciotola di legno poggiata a terra
consumata dal lungo uso.
poi scompare e lo sguardo lo cerca
al suo posto resta un cartone azzurro
gualcito dall'impronta sedile
sul quale campeggia l'acronimo
TWA.
 

Traggo diletto

Traggo diletto dal modo
che il tuo respiro in gola
s’arresta quando le mie mani
sul villoso petto indugian.
Un incendio, un desiderio,
un turbine di passione m’assale
quando la tua bocca sul mio seno gioca
o la tua lingua sul mio ventre danza.
In Paradiso volo, se con la tua
sfreghi la mia coscia
e con le dita la mia femminilità
accendi, infiammi, tormenti,
godo del travolgente amplesso
che l’ardor consuma,
infine all’oblio giungo
e poi sfinita al tuo fianco m’acquieto.
 

 

all'alba

cosa faresti
 
Cosa faresti
se ti svegliassi all'alba
mi guarderesti
schiudendo occhi corvini
con luminoso sguardo
 
pensando a un tratto
al tempo scorso insieme
ai bei momenti
aurora dell'amore
che tinse i nostri cuori
 
unite adesso
onde avvinghiare il fato
in questo borgo
quest'anime gemelle
un tempo forestiere
 

[Renga] Copyright © Lorenzo 26.1.10

Karen

 
romanza
colpita affondata,
tu regina di ogni goccia
in favola imbuto
di trasparente stalattite.
Sognando sillabe
mi frammento 
eterna roccia.
In te  dolorosa ancora.
mi sporgo su rara
visione d'incanto
tu che sai fare tutto,
con dolce  amore,
ad ogni  duro colpo
un attacco, un vivo sistema
che fletti in resistenza.
Ad ogni silenzio  mio fosco in te
cerco lanterna.

Si paga sempre il pedaggio al casello (per ogni sogno, ogni moneta, per non guardare le stelle)

Anche i poeti
(si, esistono ancora
strane, goffe creature)
pagano pedaggio al casello.
Ogni sogno è monetina
raccolta per ogni pensiero
ogni sbaglio, ogni "potrei".
 
«L'autostrada è chiusa
non attraversa più tele di ragno»
dice il cartello appeso
da spacciatori di sogni,
sotto manganelli appuntiti
di celerini e nani da circo,
cardinali in sottana rossa,
principi d'Inghilterra
e troie di regime.
 
"Remember, my baby"
ogni principessa Diana paga la morte
per ogni pagliuzza d'oro,
le parole, in contromano
sono rantoli di noia.
Cosa rimane? Ditelo, (voi che sapete)
oltre il vuoto appeso
alla parabola del grande fratello.
 
Forse strisce di crema,
cotillons di dubbi, fondotinta,
e tette al silicone.
E la vigliaccheria -ostinata-
di chi non sa guardare
oltre il velo scuro
che nasconde l'ultima stella.
 
Inutile, non cercate!
 
I cortili non hanno
grida di bambini
ma il lezzo immondo di vite
lasciate ad aspettare.
 
---

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