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A lume di candela

Tra me e i tuoi occhi in strepito di sensi
 solo una magia di candele
 nella penombra della stanza.
 Quest’aria liquefatta
 reclama un tempo, rivorrebbe una voce.
 Squarci che non osiamo. Sognati invano.
 Tra me e te un timore.
 Ogni parola resta dentro sola.
 E muore.
 
© francesco ballero

Lo sguardo di NIma

Sul ponte del mare
ho raccolto lo sguardo di Nima,
mentre il sole
rifletteva cavi d’acciaio nei suoi occhi.

Onde marroni
trascinavano relitti
alla foce del fiume.

Barche di pescatori
ondeggiavano irriverenti,
mentre Nima
con la mano seguiva
neri uccelli stranieri.

I suoi occhi mi parlavano
di dolore,
sul ponte del mare
Nima tremava.

Pescara è una città
che capisce gli sguardi,
ha ancora echi
di giorni di guerra
tra le sue fondamenta di sabbia.

Pescara conosce Nima
e forse l’ama,
ma lei guarda i relitti
che il fiume trascina
e pensa a sua madre.

Non volare Nima,
non volare,
guarda i miei occhi
e il pugno contro il cielo
che lancio
per  rompere il cristallo
del tuo dolore.

In luci e ombre

In luci e ombre ognuno
 paga la forma materiale
è il prezzo dell'esistere.
Un giorno forse anch'io
comprerò un po' di vita nuova
mi svuoterò le tasche
di risparmi e cambiali
e così pagherò
in luci e ombre.
Mi domando se cedere tanto del mio
e in misura mutare
di curve e intento
senz'appello
forse a rate
mutuando l'incerto futuro
sia un interesse troppo alto...
Certo è che non sopravviverò
a me stessa più di quanto
farebbe un figlio.

Il mio orologio non ha la lancetta degli anni (e il nostromo sfiletta meduse mentre danzi nuda alla luna)

Rotte di navi tracciate.
Scampoli di naftalina
lungo il tropico del Cancro
non importa se domani si farà burrasca.
No, non importa davvero
ridere o piangere. Cantare.
Sogni di ceramica appesi
ai muri scrostati, al fumo nero di ciminiera,
a questo mare di petrolio
dove il tempo si clona
in imperturbabili domani.
 
“Passami le sigarette, per cortesia”
chiedi tra un toast e la cocaina,
cantando cuccuruccucù paloma
con i seni al vento e un sorriso
incrociato al sapore dell’aurora.

Riflessioni allo specchio

 
(Sulle note di “ The colors of music” di Giovanni Marradi)
.
Le battaglie più efferate
sono quelle allo specchio
quando il tuo riflesso
tentenna sull’erba voglio
mentre la falciatrice avanza.
 
Quando al desiderio
socchiudi gli occhi
e di sorrisi i morbidi capelli sciogli
mentre l’altra mano
annoda languide ciocche
 
ogni volta che nel salotto della golosità
col calore della pelle
di malizia tinteggi le pareti
ma per la coda
gli umidi pensieri afferri.
 
Sinuosi sgusciano
e ammalianti chiedono
ma con indosso la veste della saggia
li blocchi
e alla porta li accompagni.
 
tiziana mignosa
settembre 2009
 

Il viaggiatore del tempo

Conosco il mio cuore
le sue pulsazioni
i lunghi solchi del viso
il suono degli anni
di cui sono intriso
eppure gli anni
li ho suonati pensavo
a piene mani
l’ho suonati pensavo…
 
A dieci anni ne volevo trenta
oggi che ne ho mille
ne vorrei tre... e passeggio
con le mani in tasca
passeggio tra fusti piegati
e linfa che sgoccia
come melanconia
di un sentiero
senz’altro l’unico
sul quale contare
…che una volta pensai
ora mi fermo…
 
La casa sulla strada
ne conoscevo
ogni centimetro di muro
oggi a volte non so neppure
il metro da cui sfuggire.
Povero sogno il mio
l’infranto sogno …il mio.
E pover’uomo a volte ...io.
 
Eppure sono qui ancora
nel mio vestito buono
pulito come un bimbo
percorro la poca via che riconosco
se potessi ricominciare
che il diavolo mi facesse
l’offerta
 
…sarei lì ad ascoltarlo.

gli occhi del gatto

era uno di quei momenti indefinibili in cui tutto sembra non avere alcuna importanza, alcuna presenza, alcuna durata se non quella fermata nell'attimo stesso. mentre la musica andava allargandosi nello spazio, posandosi sulle cose senza che io potessi guidarla o toccarla..gli occhi del gatto si guardavano in giro.forse lui poteva "vederla" al contrario di me.
la luce era quasi scomparsa. il giorno quasi finito. tutto sfumava di freddo. e dietro le tende sagome scure. era inverno.
un inverno che si spegneva intorno, che sfumava nella sera. solo qualche faro di automobile, indistinto, lontano. ancora gli occhi del gatto  guardavano in giro. forse vedevano qualcosa che io non potevo vedere. forse le mie parole. quelle che dovevo ancora scrivere. quelle che magari non avrei scritto. mancava poco alla luna. ma non so che cosa mancasse. perchè io mi sentivo piena.
era uno di quei momenti in cui sembra fermarsi tutto. e tutto dentro di te. era inverno.
inverno che non parlava. che non si muoveva. che stava...gli occhi del gatto guardavano in giro. forse intuiva che il mio pensiero si stava staccando. sarebbe volato. si sarebbe alzato scrivendo.
non sapevo cosa stessi scrivendo. le parole erano battute sui tasti prima che le leggessi. facevo fatica a mettere i punti, le virgole, gli spazi....avrei potuto andare avanti, una parola attaccata all'altra, senza fermarmi, senza fermarmi...
e so che se l'avessi fatto avrei scritto le cose più belle che mai avrei potuto scrivere. se solo non mi fossi fermata di nuovo a pensare. a voler capire l'inverno.
la sera sfumava di scuro. le case sfumavano nelbuio. dietro le tende sagome notturne.
gli occhi del gatto si chiudevano piano. forse voleva dormire. forse voleva sognare. sognare le cose che noi non sogniamo.che  non possiamo sognare.

Gli amori di un pazzo

Partimmo una notte
con Sant’Ugo e Sant’Antonio
uomini sminuiti dal dubbio.
Non volevo dirle
quali fossero i miei pensieri
ma lei li conosceva più dei suoi.
 
Presero la mira contro me
bersaglio inerme
ma nonostante tutto
sbagliarono il colpo.
Lei li aspettava
mettendo fiori sul pavimento
e loro litigavano il da farsi.
 
Oggi
c’è un leone nei miei pensieri
lo stupido è andato via.
Ci sono milioni di sogni perduti.
Un passaggio segreto violato.
Mentre la sua bellezza svaniva
la osservavo allontanarsi.
Scappava come sempre
e sorrideva.
Sarebbe morta per orgoglio.
 
Ho combattuto il mio alter ego
nemico dentro me.
Poi tutti e due siamo crollati
inciampando sul cammino pietroso.
Il gioco d’azzardo
fu la mia malattia
per gradi mi stava uccidendo
e la legge dall’altra parte
raccoglieva i rottami
a un metro da me.
 
Gli amici erano
dalla sua parte
di nostro si era tenuta tutto
strappandomi perfino
la collana d’oro
che poco prima mi aveva regalato.
Il tipo che diceva d’amare
non riusciva a sorridere
e le sue mani erano sempre sudate.
 
Pensare... che sembrava fuori posto
nella mia casa
…ma era al posto giusto
purtroppo.
 
Contava i soldi del suo bottino.

Avrò sempre quel bacio ancora da dare (e negli occhi un leggero volo d'aquilone)

Non sono le parole che scrivo
o coriandolo nel vento
-trascinato in spirali e soffi-
con mani troppo pesanti
per poggiare carezze
senza fare male.
 
Non sono mai cio’ che sono
-o soltanto una sospensione d’idee-
ma il contrario, ciondolante,
d’ogni intenzione capovolta
se rido piango, se parlo
è il silenzio
l’ultima aggredita ragione.
 
Ogni giorno, ogni respiro
ha una sua trappola precisa
-un inciampo di senso, balbettio-
e sono misura
d’ogni battito d’ali
ogni schianto d’albero
nel cuore di dio.
 
Non cercatemi tra la folla
-sudata, appiccicata, sorridente-
a versare mimose e baci perugina
lasciatemi qui
come un fastidioso
punzecchio di zanzara.
 
Avrò sempre,
quel bacio ancora da dare
e negli occhi
-uno grigio e uno blu-
un leggero volo
d’aquilone.

Risveglio

Risveglio
 (immagine presa nel web)
 
 
Arretrano stanchi
i miei sogni notturni
come ombre incalzate
dal sole nascente.

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