Scritto da © Manuela Verbasi - Mer, 27/04/2011 - 08:02
Uno sguardo al cielo
Volgendo lo sguardo a est
La luna a metà appare
Bianca di luce riflessa
Rischiara le tegole brune
Lo spazio di uno guardo accanto
Brilla di luce propria
Cintura su un tetto
Spettacolo del creato
Che ricolma lo sguardo mio
*
Uno Sguardo
Dolce di sale questo mare e l'onda impetuosa ch'esce dai profondi occhi tuoi s'infrange e poi si cheta
Adombrandosi assai timida nei pensieri tuoi passeggeri
Che interrompono il fluire dei gioiosi moti del cuore
E m'incanto nel pensar
Quanta sensibilità alberghi nell'alma tua di bimba
Noi
Sembianze bellicose
prendea lo sguardo obliquo
dall'alto del tuo sdegno
prendea lo sguardo obliquo
dall'alto del tuo sdegno
Rimproverommi azioni
del dubbio mio passato
ch'io non seppi sostener
del dubbio mio passato
ch'io non seppi sostener
Eppur fu sempre Amore
Ma lo cuor tuo sublime
penetrò la sembianza
scrutando nell'intimo
penetrò la sembianza
scrutando nell'intimo
Crescendo il sentimento
cresceva la gioia nostra
dell'appartenersi già
cresceva la gioia nostra
dell'appartenersi già
E poi fu solo Amore
Piangi amor
In questo tempo strano
lontani eppur vicini
piangi amore le tue lacrime
ma che sian solamente di gioia
le gocce a striare le gote tue
io le asciugherò coi miei baci
che si trasformino in storie gaie
a dissetar le labbra ansiose
che possan narrar con parole
del nostro gaudio e felicità
del nostro amor che è stato
e di quello che sarà
lontani eppur vicini
piangi amore le tue lacrime
ma che sian solamente di gioia
le gocce a striare le gote tue
io le asciugherò coi miei baci
che si trasformino in storie gaie
a dissetar le labbra ansiose
che possan narrar con parole
del nostro gaudio e felicità
del nostro amor che è stato
e di quello che sarà
Cos’ho di te?
Cos'ho di te?
Dimmelo Tu!
Quand'anche avessi
tutte le tue cose
quand'anche avessi
ogni tua proprietà.
Cosa mi resterebbe
senza avere il tuo amore?
La mia ricchezza era
il tuo sguardo felice
il tuo rider festoso
i tuoi problemi da condivider
Il tuo bisogno di me vicino
il mio pensare a te mattutino
Povera è ogni cosa
guardando dove non sei tu!
Dimmelo Tu!
Quand'anche avessi
tutte le tue cose
quand'anche avessi
ogni tua proprietà.
Cosa mi resterebbe
senza avere il tuo amore?
La mia ricchezza era
il tuo sguardo felice
il tuo rider festoso
i tuoi problemi da condivider
Il tuo bisogno di me vicino
il mio pensare a te mattutino
Povera è ogni cosa
guardando dove non sei tu!
È finita qui
dov'era iniziata
su questa pagina
di bianco illuminata
è finita qui
senza rumore
che non si sente
la fine d'un Amore
dov'era iniziata
su questa pagina
di bianco illuminata
è finita qui
senza rumore
che non si sente
la fine d'un Amore
Un inchino al pubblico pagante, cala il sipario con quest'ultima scena, tornate alla magione...
Chè già or di cena.
Ma se dopo mangiato, verrete presi dall'oblio
sognate di quest'amor che ora è vostro, grande come il mio!
Au Revoir
Chè già or di cena.
Ma se dopo mangiato, verrete presi dall'oblio
sognate di quest'amor che ora è vostro, grande come il mio!
Au Revoir
In memoria di un cielo porpora... (quanto mi piace questo titolo)
E mentre la porpora s'insinua
tra le palpebre di quel sogno agro
non é cardinalizio lo legno
che regge il peso di ciò che resta
rimanendo null'altro della vita
che dissertar colla Amica morte.
Sicilia
Sempiternamente s'affaccia
A quel desio l'alma tua piena
Come d'acqua è pieno il mare
E il sale delle lacrime scese
Co'l dolce del tramonto all'orizzonte
E l'eterno suon della risacca
Che i bellimanicchi infrangon richiamando l'affamata prole
S'accompagna al profumo intenso della ginestra "che il deserto consola"
s'affaccia cercando l'Amor suo
Con lo sguardo lungo la plagia
Fin all'arenile
Ove il pescato strilla il suo ritorno all'ora prima
E fra le curve schiene
Innanzi alla Mariana effige
Ch'abbraccia lo Gesù bambino
Con l'occhi volti all'aperto immenso
S'affaccia e scruta
Fra lo scampol di calle
E l' ombroso vico
Stretto tra muri da salsedine segnati
Unito dai mille fili ingombri
Di variopinti panni stesi
Chiassosi e svolazzanti per il dì di festa che sarà
Ed un pesante e mesto abito color del lutto che è stato già
S'affaccia ed abbassando il capo
Vede lì sotto al poggiol il suo sorriso
E la fragranza sale del pane caldo
E di focaccia con le olive e del sacchetto coi fichi maturi
Sotto braccio il pacco con il pesce
E in una mano
la candida bottiglia della stalla di Fefè
È ancora tiepido di mucca
E sorride
Saziando quel desio di te e di me
(scritta sabato 12 marzo 2011)
Riccardo Negrinelli
Al poeta e all'uomo
In quest'ultima poesia, scritta da Riccardo, trovo la completezza della vita dell'uomo.
Sentimenti e sensazioni individuali s'intercalano a immagini suggestive del paesaggio siciliano, che lui non conosceva direttamente, ma di cui ne avevo parlato e, coinvolto dal mio stesso entusiasmo per questa Terra, ne ha poi scritto.
In questa poesia, l'anima dell'uomo è tale in quanto sa desiderare, volere, conquistare tutto ciò che nella vita ci viene concesso, come lecito e giusto. Un'onestà profonda che ha caratterizzato la vita di Riccardo.
Appare impossibile sottrarsi a questo desiderio, di cui l'anima è piena, come il mare è pieno d'acqua e le lacrime sono sature di sale.
Sia nella gioia che nella tristezza, la natura circostante ci accompagna e sembra fremere assieme a noi, pulsando dei nostri stessi desideri.
Nello scorrere lento e soave di queste preziose immagini che raccontano e mostrano il tramonto, i bellimanicchi in corsa, le ginestre profumate, la plagia fino all'arenile... ecco che lo sguardo dell'uomo si alza e vaga nella ricerca dell'amore, del suo amore.
Poi di nuovo ritorna il carosello delle immagini che evocano anche i suoni e i rumori di questa Terra, il pescato che strilla, i vicoli ombrosi e ingombri dei fili del bucato, chiassosi e svolazzanti pensando al giorno di festa.
Poi, dopo aver coinvolto la vista e l'udito, il poeta ci fa giungere i profumi, gli aromi del pane e delle focacce appena sfornate, la fragranza dei fichi maturi raccolti, l'odore del pesce e del latte munto da poco.
Ed è in questo carosello sensoriale, dentro un luogo e in un tempo precisi, ma contemporaneamente privo di alcun luogo e tempo, che veleggia il sentimento e il senso di pace, poichè porta a saziare il desiderio più intimo e struggente dell'uomo per la sua donna, della donna per il suo uomo.
Luciana
vicini ad Alice e Arianna
noi di Rosso Venexiano
Cercami nei luoghi per la violacciocca (a Riccardo)
E dobbiamo estinguere la candela, spegnere il lume e riaccenderlo;
per sempre dobbiamo smorzare, per sempre riaccendere la fiamma.
Per cui Ti ringraziamo per la nostra piccola luce, variata dall'ombra.
Ti ringraziamo per averci sospinti a edificare, a cercare, a formare sulle punte delle nostre dita e al raggio dei nostri occhi.
Thomas S. Eliot - Cori da "La Rocca" - trad. R. Sanesi - Garzanti
dirai che l’ombra è caduta.
ti parrà così che altra sia l'altezza
dell'argine
come ancora ritiene la pioggia di noi.
ti parrà che spento il cuore
è freddo è vuoto è foro. e non conosce più
vestito la carne scoperta memoria
niente di tutto questo.
finchè abiterà il nome nel confine del verso
finchè il tuo fiato sarà su di me l'ultima terra
finchè la mano che tendi alla violacciocca
scaverà per le mie radici
le distanze avulse, le incomprensibili alchimie
del chiaroscuro, animeranno ogni alba
dove sarò minuto
in te, la prima ora.
Ferdi Giordano
Ciao Riccardo
Avrei dovuto urlare, lassù non mi han sentito. Forse il fischiare del vento che stanotte ha spazzato la laguna ha confuso sillabe e vocali delle mie parole e il frastuono dei cristalli infranti al limite del l’orizzonte ha mistificato il mio pianto in pioggia immanente. Sono rimasto così, affacciato al mio poggiolo a rimirare il nulla che proiettava ombre sconfortanti lungo la calle. Sillabe tronche, spezzoni di frasi, pensieri aggrovigliati, un affastellarsi di sensazioni che premono e opprimono. Scrivo, perché la voce stamani mi è aliena e perché il dolore svanisca tra le parole. Un amico, un poeta se n’è andato. Ciao Riccardo.
Franco Pucci
Al troppo dolore
alle luci quasi spente nei miei viali
ai passi trattenuti dalla morte
rispondo con la vita
e sfila primavera in verde
sotto le margherite
in vela di balconi
Tu fra le braccia di Dio
il sole c'è e non c'è
a Riccardo. amico
Manuela Verbasi
Richy, non sarà la foto migliore ma mi piace ricordarti così, felice mentre guidavi nel deserto della California.
Un grosso abbraccio amico di una vita...
Walter Pigni
Dì la tua, Riccardo
Bello che tutti, ora, diranno
“ Lui si, scriveva bene”.
E' vero, ma
ricordi il di petto nei commenti
le birbonate insieme?
Col cavolo di lasciare ‘sto posto sul divano
nel volgere d’un occhio
parere ciò che s’era?
Dì la tua, Riccardo!
taglioavvenuto
Ric, io ti ricordo così
Una lama di luce
in un soffio di vento
ridendo mi ha chiesto
un appoggio sicuro.
Per quel tuo essere
allegro e sincero
ti diedi parola,
ma ormai è giunta l'ora.
Rimane un ricordo
di fresco sorriso
ed una promessa
che non serve più.
Sara Cristofori
Hai vinto, Ric
Sei lì, da tempo immemore, seduta sull’erme al ciglio della vita
attendi il fluire scomposto di corpi in sfacelo, ormai orbi d’anima
non li conti più ormai, la piena ha rotto gli argini, come valanga
trascina a valle relitti dimentichi, lascia un fetore che ammorba.
L’orrenda ferita che sghemba attraversa il tuo volto si acconcia
d’un perfido sorriso quando riconosci il sembiante di chi ti lasciò
appesa ad un tempo irrisolto sfuggendo tristezza e malinconia,
anche se il suo corpo ha attraversato il Lete, non cantar vittoria.
Senti l’eco di questa risata? Hai vinto laida puttana, la battaglia,
ma la guerra è un’altra cosa, l’ha combattuta, ha messo l’anima
ormai da lassù ride beffardo del tuo sconcerto, scevro da orpelli,
ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ora libra sereno nell’azzurro.
Hai perso, Nera Signora, lui vive in noi, lui vive ancora.
Franco Pucci
**
La morte dei poeti
come sarà fatta la morte dei poeti?
sarà diversa da quella dei santi guerrieri,
dei falegnami, dei notai, degli impiegati post
ali
- quelli che mettono i timbri o leccano le
buste di colla
con quei pennellini gocciolanti ambra liquida
le sigillano
(magari proprio le buste coi libri
dei poeti) -
?
da qualche parte andava messo un
punto di domanda, un perché
oggi c'era, c'erano i suoi occhi e
le sue scapole palpitanti
- sì, palpitanti, sbattenti ali implumi -
e domani non più
non più
i versi sì, quelli sì, le parole pre
dilette, allineate
sì
e i come i dove i quando
sì
resta il suo sguardo insomma, quello
resta, dico
:
infinitamente resta
Franca Figliolini
Se volete mandare libri:
Ospedale san Matteo via Forlanini reparto di ematologia unità 14, 27100 Pavia
Troveranno posto nella libreria che stanno allestendo
scrivete una dedica se vi sentite...
*le canzoni inserite sono di Ligabue - Tu che conosci il cielo e Il Giorno di Dolore Che Uno Ha
** voce di Franca Figliolini
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