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Oppure si potrebbe...

Quando lui sale la strada va per gradi

                                                        a Orme
 
A lui si può un pensiero di domenica,
che sia di un giorno andato o che verrà domani;
è sovra posto ai viali tesi di un qualche dove
all’ultimo del secolo
come sapersi in corsa a gonne
due di due.              
Ed i motori a folle sulle cronache discese?
Andavano - oppure è ora? -
scrivendo rombi in su le erte.
 
Quest’uomo(*) è ausiliario in vena al cielo;           
si leva e scioglie suole. Direi un nuvolo,
poi, di cui si spera pioggia.
Ha in sé il germe del cammino: in piedi l’aria
all’ovazione dei trafori a mente.
 
Ah, se solo si sapesse dai suoi passi
raccogliere i gradi di salita!
 
(*) Citata fonte in dedica.

Potrebbe essere...

Sulla guancia del monte, per venire al querceto

 
Sale con fatica l’acciottolato cronico ad un passo.
S’inebria al sole un sasso
e toglie ardore alle schiene avanti.
Si sopravanzano
radici a fior di scarpa:
l’ortica franca della notte da ier’sera
rende all’ombra auspicabile un riposo.
 
Se si volesse dormire,
sarebbe in piede a queste barbe.
Dita a guanciale sulla pelle, ci dovrebbe il monte
scostare
i suoi peli di legno.
 
Stemmo distesi a curva della terra,
dove ci chiama al cuore.

Piesse dell'autore: è venuto in un minuto. Scusate le imperfezioni: sto imparando ancora e non finirò tanto presto. Se non piace, abbattetelo... altrimenti, ab'battete le mani!
Ferdi

Stamattina, ad esempio

Stamattina
ad esempio, mi son svegliato dicendo
fra me e me
di avere una fame boia
 
risaliva dalle vene
fino alla lingua, lì disotto
Tu sai le papille che scherzo fanno
gli umori
 
Avranno una memoria loro
queste sensoriali?
Bah!
 
Mi son cotto due uova al tegamino
occhio di bue
mi sono messo a lavorare
 
e, tranne per un altro caffè a metà mattina
non ci ho pensato più, fino alle tredici

Malinconici i poeti


.
Come grigia coltre
le nubi a volte
di pioggia vestono l’umore.

Malinconici i poeti
valicando le stagioni della vita
s’allacciano agli aromi dell’autunno.

Nostalgiche visioni
proiettano attimi di chiarore
gli altri, il mondo
inconsapevoli fiammiferi
dolce fonte di tepore.

E nemmeno un po’ lo immaginano
d’essere luce e accesa
a volte grande ispirazione.

Nascono così
parole intinte in pregiate essenze
d’oli crepuscolari e languide assenze.

tiziana mignosa
marzo duemiladieci

Gerico

le tue parole hanno sgretolato
il mio muro di indifferenza
cattiverie corrosive come acido
pisciato contro l’intonaco
hanno  impietose messo a nudo
la mia barriera di calce e sassi

ora sto spazzando le briciole
del mio superego sconfitto
e soffro, finalmente soffro
libero da artefatta corazza
mentre il mucchietto di sassi
affoga in un mare di lacrime
 

E' la fine

Solo aria nel vuoto,
erano le tue parole.
Ridammi il mio cuore
perchè non voglio t'appartenga più.
Mi fai soffrire come un'albero in inverno,
sono un ciliegio sotto la neve.
Ripuliscimi l'anima
e dimmi addio...
Questa volta,
per sempre.
Questa volta,
è la fine.

Cento pani

Con borracce d’acqua
di fonte cristallina dolce
m’hanno mandato ieri
pe’l deserto di luce accecante
sassoso e senz’altro riparo
che un cappello pieno di sogni.
Con cento pani fragranti
ho pagato pedaggi qualunque
a chicchessia per traversare
l’arsura di bisogni inappagati
e con cento frutti furati altrui
ho deliziato il palato secco
di voglie aliene tormentose.
In cento giorni ho consumato
l’unghie ricurve arcigne, forse
per cento anni non avrò pace.

Aria, soffoco

ho bisogno di azzurro, aria pura, di ossigeno
in un tempo dedito a mille mistificazioni
che spalma tutto e tutti come marmellata insulsa,
annaspo cercando di salvare la mia identità

non voglio assomigliare a niente e nessuno,
non voglio vivere in eterno in una camera iperbarica
nonostante il peso opprimente dei molti lustri
troverò la forza per riemergere dal guano

con la testa libera, sgombra da coercizioni
annuserò l’azzurro del cielo e respirerò aria pulita
 

Te la racconto così, come venuta

Oggi, di testa, sono tornato da Leyla
 
Ripetevo come un pinocchio
questo legno, questo legno scuro
che fa ombra
un graticcio, un viticcio
 
Ah
la tv bianca e nera, a proposito l’hai venduta?
tu, che sgrani i misteri
come patatine
 
 
O perlomeno, in frigorifero
ne hai una bella riserva, come me
che un plaid attento sulle ginocchia
ci potremmo divertire
 
ti sei alzata, il deretano pastoso impresso di rosso mezzaluna
la latteria
una ragazza scalza occhieggiante dalla cucina
il caffè
 
E carogna, ti sei portata la coperta
l’hai lasciata cadere, una seta, a mezza strada
 
 
 

Al Sup. Marcos

Don Marcos: Io non so se non le sembrerà strano che le scriva, però risulta che mi duole un molare e secondo quanto sto leggendo, lei sta andando ora per queste terre che, finché non termineranno di venderle, continueranno ad essere di chi sono. Cioè quelle di chi l’hanno sempre vissuta e lavorata.
Allora ho pensato che, approfittando del fatto che mi duole il molare e che lei sta camminando sotto questi cieli, io potevo scriverle e salutarla e invitarla a scambiarsi una manata sulle spalle con me (a larga distanza, si capisce). Che ne dice?
Come? Che ha a che vedere il dolore al molare con una manata sulle spalle? Bene. Lei ha ragione, devo spiegarle allora la relazione, molto strana, che esiste fra il dolore al molare, il fatto che lei cammini per queste terre, la larga distanza e una ragazza.
No, non si sorprenda del fatto che ora sia apparsa pure una ragazza. Sempre ne appare una, lei lo sa Marcos.
Bene, risulta che, mentre io stavo passando per quella tappa difficile in cui uno scopre che non è più un bambino e neanche riesce ancora ad essere un uomo (quella tappa, lei lo sa Marcos, in cui le femmine si trasformano da moleste a interessanti e da lì quanti problemi), conobbi un vecchio che, senza che glielo chiedessi, decise che doveva darmi un consiglio sopra questi esseri incomprensibili però tanto amabili che erano, e sono, le donne. "Guarda ragazzo -mi disse- la vita di un uomo non è altro che la ricerca di una donna. Attento che dico una donna e non qualsiasi donna. E per una donna, ragazzo, mi sto riferendo a una come unica.

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