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Cavalli dell'anima e del cuore.

Quei cavalli laggiù, grigi, neri
sulle dune, dalle cui criniere
il vento caldo t’investe di profumi
forti di animalità, d’arsura ardente
galoppano nella mente, alzando
polvere di passato e corrono
verso l’orizzonte delle aspettative.
Pure i miraggi esalano col calore
delle sabbie, lasciandoti interdetto
ancor prima di capire.
Mete agognate, difficili e lontane
per il viaggio di una vita
attratti da Circe, ancorchè dubbioso.

___________________

Su cumuli nembi
come cavalli di fiaba
scorrazzo nell’azzurro
di pensieri nani.
torno nel tempo
lungo il vivagno
di ogni età, quasi
la pubertà assolvere
potesse dall’inadeguatezza
d’esser oggi capace.
E se il drago dentro
morse sanguigno ogni
momento della crescita
e più della paura poté
l’indolenza, cospargerti
di cenere il capo ora
alla psiche non ridarà la pace.
Resta spronare i fianchi del destriero
mandare un segno di riscossa.

A media luz

Era da tempo che non scambiavo quattro chiacchiere con lui. Saranno vent’anni. Ci siamo ritrovati per un aperitivo a Milano, alla Bodeguita del Medio, le gambe allungate sotto un tavolino, davanti a noi due ottimi Daiquiri. Anche lui, come me, adora questo locale, dove si beve un ottimo Rum e si può apprezzare la cucina cubana, fatta di piatti poveri ma saporitissimi. Abbiamo ricordato i tempi della Milano anni ‘60/70, abbiamo parlato di donne e canzoni. Atmosfere di allora, entrambi amanti del cabaret, ci siamo inteneriti al ricordo dei Gufi, di Gaber e di Jannacci. Abbiamo fischiettato insieme “Luci a San Siro” e abbiamo finito con il classico e ormai desueto “Quelli sì erano giorni”! Poi, dopo aver simpaticamente litigato su chi dovesse pagare il conto, lui si è alzato e con fare deciso si è diretto verso la cassa ridendo “Pago iooooo!”. Non l’ho più visto. Ho atteso invano il suo ritorno. “Signore, il locale chiude - mi ha apostrofato gentilmente il cameriere - il conto l’ha pagato il suo amico”.  Mi sono alzato alquanto contrariato ed è stato allora che li ho visti: un paio di splendidi Ray-Ban dimenticati sul tavolino. “Solito distratto - mi sono detto   - non cambierai mai, sempre con la testa tra le nuvole, lassù, come un Top Gun”! Ho chiuso il cassetto ed ho inforcato i miei Ray-Ban. Mi stanno benissimo. Oggi c’è il sole.

 

Questa è la parola

questa è la parola, questa
il chiodo che scaccia il chiodo
la panacea di tutti i mali e tutti i
                           [così così
recitati a bocca stretta
agli angoli delle strade
               nelle notti piovose e umide
sempre piovose e sempre umide
mio dio!
 
la parola come freccia
scoccata dall'arco delle dita
che rotola o tintinna o scivola lieve
 
         .....lieve lieve....
 
d'incanto
all'incanto dove io vivo e sto
bandita da un'abile dicitore
un auctioneer dalle doti non comuni
di ritmo e precisione
 
un poeta insomma
un altro maledetto poeta
intrappolato dalla malia del fare


Il profumo del silenzio

Un mattino di ottobre
può sapere di pane croccante
di rugiada che imperla le scarpe
mentre l'alba si cambia di pelle
 
una pioggia può scendere quieta
e indugiare nell'aria come fumo di pipa
ma la fame, quando è sazia la pancia
ti sospinge comunque in cammino
 
Non mi serve guardare il colore del cielo
ce l'ho addosso a mutarmi le vesti
a impregnarmi la pelle come olio di cedro
come mosto affinato nei lunghi meriggi
 
il silenzio non è mai abbastanza
ci vuol calma al fluire del sangue
per udire gli sguardi che dal verde ormai stanco
vanno ancora indugiando su quell'io vagabondo
 
Siamo fatti di pane e di luce compressa
e l'ottobre che bussa alla porta
non è un morto sorriso che regala illusioni
ma un crepuscolo che si fa arena
 
palcoscenico umido e fresco
senza posti a sedere o sipario
ma il comune bisogno di stare a sentire
tutto quel che ha da dire il silenzio
 
Perchè l'eco sommesso di una cosa taciuta
non incide i suoi segni nella scorza dei giorni
ma nel liquido canto del profumo del pane
ogni cosa è già detta
 
e conoscerla puoi.

Cose Così [briosa]

Non é colpa mia

Non essere impaziente,
ho da fare.
Non è colpa mia
se hai sbagliato data
sul tuo calendario.

Lo spessore del tempo

Posta una presa di sabbia fine
sul diaframma di un calendario
col buco nella mezzanotte
di tra le stagioni
- ad esempio, diremo, inverno/estate -
si potrebbe, alla luna distesa terrazza,
in quello stesso spessore di ora,
rappresentare la primavera
in una notte tribale?
 
O si deve far conto
della variabile giorno
tra minutaglie o pure granetti?
 
Avrà un’anima, penso, a clessidra,
come pure questo quasi ridicolo sesso del tempo,
che mi fotte e non me ne accorgo.

Nebbia

Il solo tuo pensare
mi estasia.
E tu
sparisci nella nebbia
mentre
m'adombro d'agonia.
Esplode in me
gioia euforica
nel riscoprire
che non te ne sei andato mai.
E questa nebbia,
si chiama
illusione.

Come un pipistrello

come una nottola cieca
appeso agli anfratti del tempo
ho atteso l’imbrunire della vita
per dispiegare le ruvide ali
zigzagando con volo isterico
guidato da un radar difettoso

milioni di parole sconnesse,
promesse e facili illusioni
hanno segnato il mio volo
negli anni di uscite diurne
ostinatamente dimentiche
della mia cieca condizione

ora nei miei voli notturni
non cerco facili prede
non voglio cibarmi di nuovo
di veleni vestiti a festa
il radar guida zoppicando
le rotte negate ai miei occhi

l’alba incombente mi avvisa
la luce ferisce gli occhi
il volo si placa planando
ritorno appeso al mio tempo
a testa in giù, sebbene dolente
attendo l’ultimo volo e vivo
 

Dilaniato

Le spire s'avvolgono
sul pendio dei sogni.
Lentamente soffocano
il gemito della speranza,
lasciando l'anima muta
e cieca
e sorda
priva di quel barlume di gioia
che l'ha resa viva.

Alexis
11.05.2010
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Alexis, «I lost my hope along the way», penne e matite su carta comune, 05.2010 // parole tratte da What If? dei Godsmack

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