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cose così

Verrà la questua

Una mela cadde e il ramo non fiatò.

 

L’edicola del santo

Nella passio del luogo
venerato è il fulcro
all’opera del rosario scosso
terremoto di litanie che vibra
le parti del paradiso.
 
Il posto nasce da un cartello vago
“offerte votive al santo”

Oltre la siepe

Cosa oltre la siepe?

io sono di bilancia
e gioco ad armi pari
oroscopo del giorno

e d'ascendente ignoto
per cui per il mio segno
non sfoglio gli almanacchi

a me importa solo
far scorrere giornata
tenendo i piatti equi
 

in linea e perfezione
secondo la giustizia
felicità ricerco

in retta direzione
poche parole ancora
pronostico  già pronto

non cerco altro in giro
felice l'esistenza
secondo le intenzioni

sia giusta l'eguaglianza
per liberare danza

 

 

Copyright © foto mia Lorenzo 23.6.10

 

Cose Così [alga lacustre]

Puoi sentirmi ancora suono bastardo
feroce carico di destino a fibre nervose
in cavità cardiache fino a te dentro
il polso piegato su cui poggia la fronte.

Non dare ai pensieri il tempo della resa
dolore composto il tuo rigira di pagine vuote
cuore contratto e parole temperate
a spezzare dita in sfinite mani
gravide di silenzi d'alga lacustre.

Questa chitarra un po' smessa

Le mie dita
sfiorano le corde
di questa chitarra
un po' smessa,
il mio braccio sinistro
percorre il suo manico
troppo lungo
che a volte sbatte
contro 
qualche pezzo di muro,
qua e là.
Mi aggrappo forte
a questo ventre di legno chiaro,
dal quale presto nascerà
la mia melodia.
Ci ripongo tutte le speranze,
ci urlo contro  tutti i miei dispiaceri.
Le mie dita
sfiorano le corde
di questa chitarra
un po' smessa,
non vorrebbero lasciarla andare...
ma depongono,
anche lei
e vagano in cerca d'un altro alito di vita. 

Quel pomeriggio assolato

Colgo quello sguardo
che mi attira verso un sogno
invitandomi ad entrare

Cose Così [d'arcobaleni al centro della gola]

Fuliggine filata di  nube che passa
gemito di marea sulle tue gote
ebbro respira incisi all’inguine

e tutt'intorno assorda 

d'arcobaleni al centro della gola
fronde di tiglio e odor di pane
 
 
 

Le scarpe sono la mia unica terra

Quando ne partirò
si fermeranno ai piedi
le secche strade che lasciai.
Nella polvere del collo si scioglieranno
i nodi - tutti i nodi che le tennero.
 
Non parlo dei raccolti che questa terra
pur piccola pur consunta
mi diede senza mai seminarla:
raccolsi ogni passo maturo
che non potai.
 
Questo dolente orto che mi trascina,
senza radici alle piante,
è l’unica patria indivisa
e la sola di cui armo
la fionda.

Troppo dolce nasconde l'amaro

caramelle morbide, col buco e niente intorno
quintali di false dolcezze, mielosità ammannite a piene mani
da bocche siliconate e seni rifatti che ti sorridono dallo schermo
e ti addolciscono e ti blandiscono per nascondere ipocriti sentimenti
 
spesso raccolte in confezione regalo ti arrivano col corriere porto franco
quando la nausea ti avrà sopraffatto e la sola vista di tanto zucchero
ti urterà e ti darà il voltastomaco, allora spegnerai il televisore
e guardando la realtà cercherai il sale della verità altrove
 

Solitudine

solitudine

e mentre il tempo scorre le sue ore
parlo di solitudine nel mondo
sempre guardingo a non sbagliare mossa

noi siamo soli eppure circondati
immersi in una bolla di sapone
fluttuante sopra i venti del mattino

e pur tra urla e trombe variopinte
come succede adesso se intravedi
lo schermo colorato della stanza

noi siamo soli dentro e corazzati
e il cuore pulsa carico d'affanni
nulla potrà mutare la coscienza

parola alcuna di persona intorno
si è soli nella notte e nel mattino
mentre s'imbratta sopra il foglio a righe

e più si è soli meglio viene il segno
per dichiarare all'altro i propri sogni
speranze attese sempre sospirate

anche se da lontano s'ode il fischio
del treno che collega le province
perchè dentro la scatola d'acciaio

ciascuno in mente un cosmo di problemi
oppur felicità che tiene stretta
per non viziare alone d'allegria

da invidia e gelosia che si leva
mentre silenzio intorno assai s'eleva

Copyright © Lorenzo 19.6.10

 

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