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Siamo tutti latinisti 22°

MODUS VIVENDI
 
Un modo di vivere e, più spesso,un modo di convivere. Quando due parti sono in contrasto, per evitare la completa rottura si studiano degli accordi che, mediante reciproche concessioni,stabiliscono sul piano pratico la possibilità di coesistere temporaneamente, lasciando impregiudicate, sul piano teorico, le rivendicazioni dell'una e dell'altra. Vale a dire: si accantonano i motivi di discordia sotto l'urgere di altri, maggiori interessi. Per esempio, quando un matrimonio fallisce, i casi sono due: o i coniugi divorziano, oppure, preoccupati della sorte dei figli, decidono di restare formalmente insieme, riacquistando ciascuno la propria libertà. In tal caso si dice che hanno raggiunto un "modus vivendi".
 
 

MONITOR
 
Ecco un altro vocabolo latino arrivato da noi con passaporto inglese. In latino è il suggeritore, il rammentatore, il consigliere. E' anche il titolo di molti giornali anglosassoni.
Durante la guerra di secessione americana,fu chiamata Monitor una nave a vapore,senza alberatura, o meglio un pontone armato di cannoni, da usare sui laghi e sui fiumi. Con monitor gli inglesi ( e noi con loro) intendono l'apparecchio che permette di seguire una trasmissione televisiva, e più in generale, ogni dispositivo di controllo.
 
 

MORE SOLITO
 
Secondo il solito costume. "More" è ablativo di "mos" costume, abitudine. Indica un fatto, un comportamento che si ripete, non gradito né approvato da alcuno.
La locuzione era frequente sulla bocca dei professori umanisti dei vecchi licei. Se uno studente all'inizio della lezione chiedeva di non essere interrogato perché il giorno prima aveva avuto un forte mal di testa, lo fulminavano con lo sguardo, e battendo il pugno sul tavolo esclamavano "more solito".
 
 

MORE UXORIO
 
Secondo il costume matrimoniale, come marito e moglie. Quando due persone di sesso diverso convivono senza aver contratto matrimonio, la loro situazione viene definita:
1) dalla chiesa: concubinato
2) dal giurista: more uxorio
3)dal rotocalco gossiparo: affettuosa amicizia.
 
 

MORS TUA VITA MEA
 
La tua morte è la mia vita; ciò che per te è la rovina per me è la salvezza. E' la massima che meglio rispecchia l'egoismo umano, l'istinto di conservazione, il quale, se necessario, non esita a calpestare ogni vincolo di parentela, ogni rapporto di amicizia. In "Alcesti" tragedia di Euripide, il re di Fere, Admeto, colpito da un morbo che non perdona, ottiene dagli dei la grazia di non morire, purchè trovi qualcuno disposto a morire al suo posto. Admeto si rivolge fiducioso ai genitori, vecchi come sono dovrebbero accettare il cambio, oramai hanno poco da perdere. Ma quelli non vogliono nemmeno sentirne parlare, la vita è cara a tutti, ai padri non meno che ai figli, ed essi non intendono rinunciare ai loro ultimi anni. Soltanto la giovane sposa, la tenera Alcesti, si offre di morire per il marito, da lei amato fino all'estremo sacrificio. Senonchè dopo le esequie arriva Ercole,che scende nell'Ade e riporta sulla terra l'eroica donna.
Alcesti risuscitata torna dal marito e riprende la vita di sempre.
Ma che vita poteva mai essere, al fianco di un simile egoista?
Al giorno d'oggi"mors tua vita mea"pensa,nel fondo dell'inconscio, il primo della lista dei non eletti alla notizia che è deceduto un parlamentare del suo partito, così lui, in forza del regolamento, ne prenderà il posto e diventerà onorevole.
 

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