Io come sto?
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Serata di festa
La luce si attenua, si scioglie dalla sua energia e,
con pigrizia, si confonde con le prime ombre della sera.
I colori rosa del cielo si uniscono al crepuscolo ed in
un attimo ci si trova in una buia sera d’estate.
E’ la notte scura e profonda.
Solo una stella all’orizzonte veglia sul mondo.
La luna gioca a nascondino con le altre stelle fra le nuvole.
Un giovane uomo.
C’è vita in un piccolo angolo della terra.
E’ in corso una grigliata per riunire alcuni amici,
alcuni giovani, per festeggiare la fine di un torneo
di calcetto, per premiare vincitori e vinti, per stare
assieme qualche ora in allegria.
Una leggere brezza trasporta gli odori ed il fumo,
diventato nuvola, passeggia fra le fronde degli alberi.
entra nelle finestre aperte, come pure nell’androne della chiesa.
Le flebili fiammelle di alcuni lumini illuminano leggermente
una grande tavolata piena di risate ed allegria.
Parole si innalzano al cielo, parole accompagnate da qualche
bicchiere di vino e dalla freschezza della gioventù.
La stella continua a far capolino nel blu della notte.
Guarda non vista l’allegra brigata e sorride perché si sente
ed è parte di loro.
Attimi di silenzio fra applausi scroscianti durante la premiazione.
Tutti sono contenti e felici.
E la sorpresa finale….i fuochi d’artificio.
Si susseguono uno dopo l’altro: gialli, rossi, verdi,
i colori dell’arcobaleno.
Riempiono la vista di splendide melodie . mentre dalle bocche,
esclamazioni di stupore e meraviglia si soffocano sotto
il rumore dei botti.
Lampi colorati che illuminano il cielo scuro.
Salgono e scendono, si sparpagliano, si confondono tra loro.
Giocano a calcetto con la stella e poi lentamente scendono a terra.
Giovani uomini ed una stella che sorride.
Su una sedia un bellissimo mazzo di fiori per un ricordo,
per una amicizia che resterà sempre nel cuore di tutti.
Treviso, li 16/07/2007
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Alfonso e il verme
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Natale con un Angelo
Piccola, piccolissima speranza ma mi do sempre la possibilità di avere una porticina aperta e di ricredermi. Sto ora in cucina, fra i fornelli, guardo ogni tanto i tegami, non vorrei bruciare ciò che sta cuocendo, non ho una grande abilità culinaria da cinque anni a questa parte.
Sono molto distratta, incomincio un qualcosa, lascio, passo ad altro, lascio e ricomincio da capo, spesso c’è “un fil di fumo” che si sente per casa: qualcosa si è bruciato. Perciò oggi devo stare attenta, è Natale, Natale 2009, il quinto senza mio figlio.
Se ne è “andato” in una grigia “forse grigia, forse pioveva, forse nevicava” non ricordo, ricordo soltanto mio figlio.
Dal primo istante ho pensato e capito che Francesco, il suo andare, era una cosa solo mia, di mio marito e di mia figlia. Ma c’era tanta gente attorno. Gli amici di lui che si abbracciavano tra le lacrime, impotenti nella loro disperazione e vera sincerità. I parenti, gli zii costernati e forse anche un po’ addolorati. I cugini, un paio con sincero dolore, gli altri un po’ annoiati per aver rotto il loro tram tram.
Mi sono all’attimo sentita incredula per tale partecipazione, specialmente, e onestamente, solamente da parte dei parenti e cugini. E’ stato soltanto un attimo di dovere da parte loro, ora mentre scrivo ne ho la più fervida certezza.
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Cartolina dal fronte
E’ tempo che gli ultimi sforzi, affinché il tragitto comune che ci condurrà alla Baia Della Tranquillità venga completato, siano compiuti all’unisono. Finora il nostro incedere bislacco ci ha fatto conquistare pochissime postazioni. Come ben sai il nemico non arretra di fronte ad un ghigno guerresco e una danza traversa da vecchi granchi, nemmeno di fronte all’agitare di chele consunte dal tempo, dobbiamo quindi affilare le armi e perfezionare la nostra strategia. Un maggiore affiatamento nell’incedere verso la meta comune io credo sarà fondamentale per l’attacco finale. Sono ben conscio della difficoltà della nostra impresa e ti scrivo questa cartolina pur sapendo che i tuoi preparativi fervono e sono a buon punto ma, ti prego, affrettati e raggiungimi presto. Il nostro nemico comune, Kronos, non perde tempo, è ben attrezzato e lo scontro si prefigura cruento. Da quassù, dalla mia postazione di avanscoperta, fatico a tenerlo sotto controllo e la tua forza sarà decisiva per sconfiggerlo. Ti attendo con ansia e ti bacio. A presto, Franco.
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Panico
lasciare la vita negli angoli
sentirsi bruciare dentro,di un fuoco che non riesco a tenere a bada. D'improvviso fa male questo calore che sale in gola. Sento la mia carne in apnea, in una camera con ceneri di arti sparsi. Oramai divento una carcassa, l'unica differenza è che poi torno a respirare e a muovere parole. Il vento... che mi sbatte contro. Una frusta che annoda i capelli.
Difficile arginare queste fiamme di vita e le lacrime chiedono libertà, ma la forza di ascoltare il loro richiamo non c'è.Non sento nulla fuorchè la paura di dover elargire sorrisi, paura di ripetermi:-...ce la puoi fare Mary!-.In fondo però, Come posso lamentarmi io, che ho questo meraviglioso dono? La salute nel corpo, due polmoni gonfi di aria, una mente con cui costruirmi il mondo che vorrei.Come posso non apprezzare e non vedere quanta fortuna ho nel poter baciare le persone che più amo al mondo. Poterle abbracciare...
Da troppo tempo non faccio altro che lamentarmi. Sono diventata cieca, provo fatica anche nel lasciare i miei pensieri liberi, come se avessi già smunto questi pensieri della sostanza che mi appartiene. Anche giocare e prendermi in giro non riesce. Era la cosa che più amavo, come lo stare carponi sul pavimento e guardarmi dal riflesso di una finestra per ridere delle mie pose a sembrar quasi piu bella e più diva. E' da tanto che non guardo in uno specchio. L'unica cosa che mi riesce bene è dormire...abbandonarmi su un letto e cercare di coricarmi, per non sentire lo sforzo nel trattenermi, lo sforzo di sollevarmi, la fatica di parlare... Ah si, mi sono stufata di parlare e mio fratello dice che sono diventata una "predicatrice". Sento questi 24 anni come un macigno. A volte mi cimento in mere litanie, ma non sono cosi avvezza al mondo come credo di essere.
Vorrei vorrei...
Troppi vorrei. Prima pensavo che i sogni fossero uno dei miei punti di forza, ora sono quasi certa che era la bugia più grande che potessi raccontare a me stessa. E ora i silenzi, quelli che servivano a ricaricarmi, quelli in cui sentivo i respiri più dolci, quelli in cui mi abbracciavo...momenti in cui affogare nella mia malinconia
- Blog di Marika
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[ .nero.veleno ]
che mi porta a sospirar Follia
Solcherò gli ultimi limiti
che svestono la mia coscienza irrequieta
e farò Nuda [ priva di pudore ]
questa Donna che porta un nome infame
Un nome che tradisce la sua Natura
ed il suo Ostinato discenderne da Ossa
Incrocerò le fughe dell'Anima Mia
Le incontrerò nei miei letti disfatti
ed avranno chiodi come lenzuola
e stoffe lacerate negli Altari dei biechi sogni
come Austeri Cimeli
[ strascichi di fiati ]
il tutto arricchito dalle Voci Cadute all'Inferno
Riuscirò a sorridere senza Maschera
[ al Mio Carnefice ]
sarò la Lotta con me stessa sulla sua lingua
La protagonista assoluta del suo Niente
viziandolo in Vena di Neri Veleni
ed Origami di Carezze
e Vincerò sulla mia Morte
come Immobile Corpo Ignoto
donando all'Imperfezione di un'Insipida carne
la Liquefatta sembianza del Piacere Assoluto
che si ghiaccia nel suo stesso gelo
divaricandosi in In_Giusta Pazzia
[ veleggerò come pugnale di carta sul suo volto al solo nascermi in sorriso maligno ]
[ R.uN.a ]
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ADP
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E Voi
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Io sto bene, tu come stai?
- Blog di Bruno Amore
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