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Duetto sulla vita

....di rinaldo ambrosia e Raggiodiluna  

 

Vita

 

Lucidi campi ricchi
d'assenza

nel computo dei tuoi
giorni,

grumi di zolle tra i solchi
interrotti

un lievito di foschia

 attrae e s'insinua

Il tempo

Mi hanno donato
 
il tempo
 
e nel palmo
 
della sua mano
 
ho iniziato a brillare.

Cedi alla notte

Cedi alla notte
e della notte intriditi
come biscotto d'ombra
in tuffo verticale
dal basso all'alto
nel cielo caffellatte.
 
 
(Spezzami il fiato.
sento già scrocchiare.
Crack...)

Ho messo le paure
faccia contro il muro,

Laboratorio di scrittura

Partitura per versi e prosa
 
Sono voci che in quell'aula prendono forma.

dei miei Demoni e d'altri Pensieri

giro 
ormai con l'inferno in 
tasca
negandomi perfino il 
sogno delle 
tue mani
nel centro di un fuoco 
senza 
più un solo sogno
di questo proibirmi 

LIV

Della tua voce sento
la sua forma di vento,
scotio prolungato che
ondoso increspa ogni
fibra in armonioso e
combinante ordito.

Un attimo di vita

Mancherai quest’oggi ai miei occhi,
mancherà il tuo volto afflitto,
digiuno di ispirazioni attese
su pagine di studio o di rime.
Mancherà alle mie mani
Il tremante orgoglio di sfiorarti,
mio, come mai niente è stato,

Corruttori e corrotti

 
Mai, come in questi ultimi anni, un vocabolo della nostra lingua è stato piú adoperato dai massinforma (stampa e radiotelevisioni) per mettere in evidenza il malcostume che ha imperversato (imperversa?) nel mondo politico: la corruttela, con corrotti e corruttori, naturalmente. Ma non è di questo fenomeno che intendiamo parlare, non è questa la sede adatta e non è nostro costume invadere il campo di sociologi ed esperti vari. Vogliamo parlare della “nascita” del corrotto sotto il profilo linguistico. Se apriamo un qualunque vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: scostumato, viziato, infetto, impuro. La persona corrotta, quindi, è moralmente “infetta”, vale a dire che il suo animo è stato guastato, infettato, disfatto - naturalmente in senso figurato - perché “corrotto” non è altro che il participio passato latino del verbo “cum-rumpere” (‘corruptus’, corrotto) e vale “disfare”, “guastare”.

Fu quello il tempo

 
Le sue mani la cercarono, furia distesa nell'ombra di un sogno che troppe stelle cadute avevano macchiato.

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