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Quando una foglia cade (Ad Alessandro Lisbon)

Questa poesia è dedicata ad Alessandro Lisbon un giovane poeta che poco più di quattro anni fa nel novembre del 2005 pensò, a 24 anni, che il tempo per lui era scaduto e andò contro il vento a combattere la sua ultima battaglia... Cecilia l'ha portato via da noi e lui l'ha seguita... ogni anno lo voglio ricordare perché così in qualche modo non lo si dimentichi mai... chi volesse leggere le sue poesie le trova ancora su scrivi.com sotto la voce "Lisbon".

XII Lettera agli inascoltanti

Salivo un sentiero di un monte
cosi lontano da noi
che neppure la vostra straordinaria malinconia
potrebbe immaginare mai.

Mettevo passo dopo l'altro alla via
dal tragitto obbligato della vita
e piegavo ferro e sorreggevo colonne grandiose
come un Ercole impazzito.

Crescevo figli immergendo mani nell'acqua
domando i caldi rigurgiti
delle risposte mai arrivate dalla bocca sempre aperta
di un dio in eterna contumacia.

Spingevo sassi che galleggiavano all'olio del tempo
che di spietata incultura ci riempiva
gonfiando il ventre del tumorato che sono di dio
scegliendo l'apoteosi dell'eutanasia.

Pazzo è il gelido salmo che non parla che a se stesso
e inghiotte sogni irrealizzati
dei comuni mortali che siamo noi
e dei comuni mortali che siamo noi
si serve ogni giorno senza alcuna pietà.

"Cosi' me ne vo' fischiettando"

 
 
Così me ne vò fischiettando
mani in tasca di tasche vuote
cosiccome arrivato sono
cosiccome vissuto mai
che null’altro avea chiesto mai
dell'aver detto nulla... mai.
 
Così me ne vò in tempesta
fascino del mio viver male
del mio vagheggiar assorto
del rantolo raccolto
tra briciole sperse
del quotidiano amar.
 
Così me ne vò
a tremuli pensieri
timide stelle accese a silenzi
incredulo vuoto lamento
che spezza il cuore
da che andata sei
(tra nuvole piene ormai
a stille cadenti...) il mio pianto.
Parole ch'aver detto avrei
ma non dette mai.
 
 
Così me ne vò sparpagliato
nel nulla d’una mesta nott'afosa
così piena a metà e così vota
che rossa argentata
luminosa e adagiata, 
di lento mare d'onda i ricordi
che comunque sia
sempre sentito mi sono
in tua compagnia
 
...amor mio.
 

"Celestion"

Grigio il cielo piombo di 'sto mattino piombo.
Oltre ai vetri delle finestre piombo.
Il suono lontano del tuono al rimbombo.
Piombo.
Il lampo che anticipa poi deflagra.
L'occhieggiar di spari-sibili e luci
dall'effetto stereo.
Girotondo concentrico m'assorbe
e come tal l'accolgo. Leggi tutto »

"Il tempo del muschio nei boschi... quando vi penso"

Lontano...
più lontano
degl'occhi di mio padre
fiumi grandi
sponde perse alla vista
noi
tra i tanti
che spingiamo
tronchi alla corrente
mattino e sera
il freddo che punge
ghiaccio e neve.

Lontano...
molto più dietro
di questo mio vetro
ricordo
il tempo del muschio dei boschi
non ricordo le voci
ma pioveva e tuonava
e rombava nel cielo
un leggero tuono distante

Occhi bassi
a guardare i pesci
passare sotto noi
piste distratte
tratti lunghi e ritorni
e spinger di tronchi
un senso inquieto
di provvisoria vita
e poi
pericolo,
cammino insolito
non scelto
ma obbligato.

Scantinati
fango e acqua
vecchi e stanchi
fredde capanne
giacigli scaldati
e tronchi tagliati
querce umane
animali da bosco
scopritori di terre lontane
srotoliamo sfortune trovate
giammai cercate.

È così che ricordo
e vorrei non pensarci
vado avanti
tagliare e tagliare
rumori della mente
vi sento qui
intorno a me
seduto... anch'io tra voi

Il ritrovamento del lume

Ecco... se io dovessi dirti
qualcosa di me adesso
direi che tanto è il poco
di questa stanza vuota
che oggetti vani e spazio
stan spersi dentro me.
E che stanotte stanca
potrebbe comparirmi
lucida e serena
e scorrer sì veloce
sul lungo del mio fianco...
senza toccarmi mai.

Direi... Se io dovessi dirti
qualcosa di me adesso
che a pianoterra immobile
penombra e stanco sono
sarei una finestra
imposta ad imitarla
disinnescato e scempio
resto ad osservarmi
e fermo passo il tempo.
E lui che luce fioca
apre al lume suo
che fioco lentamente
sfoca dentro me.

E dir... che chi consiglia
la loro disciplina
ridere mi fa.
Di che dovrei fidarmi
se l’aria non risolve
la mia impreparazione?
Se il cuore mio m’impone
battute irregolari
ed apre larghe mani
che sorde sembran mie
a somigliarmi meno? Leggi tutto »

Passione e tempesta

 

Occhi spersi nel vuoto
bottiglia ubriaca
tra passioni
(spesso inutili)
e volgar vita
ad inseguir tempeste.

Luce selvaggia che mai si quieta
lontana... sfugge via.
Ci porta via,
cavalca oceani e via,
E ansima
e richiama,
e rotte morte... percorse a volte
e desideri mai raggiunti.

Poi il mare, spazza il tempo.
Onde increspate,
poi la notte.

Giostrano navi alla deriva
che siamo noi.
Tramortiti marinai degli eventi
che siamo noi.
Custodi imposti dell’esistenza nostra.
A volte spudorati...

Costretti alla battigia sempre
a rimirar nel giorno
questa sfuggente vita.

Ancora una volta vola in segreto.
E più segreto il sogno infrange
e più si perde l’inutil canto.
Quell’ultimo triste canto
dell’ultimo triste sogno
stracciato e offeso,
dal non più risveglio.

Ed è tempesta di mar spaventoso.
Profondo ondeggiare
questa vita nostra.
Spuma stracciata al vento del tempo,
ad uno strano svago d’amore,
complice e speme...

giostra che gira senza una sosta
e poi, la giostra si ferma...
 

"Una giornata particolare"

Sulla facciata grigio chiaro
del nostro scolorito palazzo
qui a Pietroburgo, a un passo
dalla Prospettiva Nevskij,
questo nostro inverno russo
sta appeso alla ringhiera di ferro
e sui cornicioni.
Il ghiaccio scioglierà in estate
tuo padre tossisce ora
“Ci vorrebbe del pane”.
 
Dai vetri della stanza
Il brusio assordante…
tra il vapore del nostro fiato
la gente nelle strade, un fiume in piena.
Le campane delle chiese
suonano indomite
a coprire i colpi dei cannoni
dell’Aurora sulla Neva
e della polizia gli spari alla cieca sulla folla.
 
In un istante, anche noi
siamo laggiù, si rotola giù si spalanca il portone.
“Se vuoi, baciami adesso amore
io sono qui” e quasi urlando.
“Fallo dai… che aspetti?
Potrebbe esser l’ultimo.” Dico.
“Oppure il primo”. Rispondi.
“Che si cominci a mangiare… almeno”… sussurri.
Sei bellissima…
 
Sulla strada la gente vola
e anche tu, anch’io…
sulla strada voliamo tutti…
volano i nostri vent’anni.
Ho imparato a odiare, penso.

"Ancora qui"

Ancora qui,  sempre inchiodato
a questo rostro
ancor da solo, sempre al mio posto
come un punto passeggero, speme al cielo
che mai cada pioggieria.
 E gloria sia, al culmine
che piantino cuori e viti tra noi
e poi… che Dio urli pur quanto vuole
che non senta se a Lui duole.
ma pur sempre sia e resti in noi
almeno l’urlo di chi, a qualcosa aspira.
 Gioco da sempre, ancor pur sempre
al passo dei miei quattro lai.
qui al porto dove sempre più
navi, troppo spesso non salpan mai.
Seguo la notte di luna lunera
falce che spera e fili d’argento.
L’ombra accompagno sera per sera
a lei io sarò sempre accanto.
 
Ancora vestito di questo buio
spaventisse  l’sole se deve
sempre più in alto camminerò se necessario
ancora una volta.
nulla e poi nulla, mai, mi fermerà.
Sotterrino i tanti, riesumano i santi
in questa sudicia città di stupidi
crescan magnolie, scelgano i martiri.
Facciasi pur quel che si vuole,
mai e poi mai mi unirò con questi.
 Quest'ultima decima de “la volontà”
a questo comando con me non passa e mai passerà.
Sia classe di vita a salutar chi arriva
mai sazio e mai sia, oppure che mai
s’abbassi la guardia, a questo scambio
di volontà occulte.
 
Proclamo! Si ribellione. Sì, la proclamo.
Che sia (per dio!) contro ignoranze
dedite e consunte.
Cristo ci resti in croce piuttosto
se questo può salvarci ancora.

Del fornaio, del capriccioso e della morte che passa

 

Se ci fosse l'isola che non c'è,
sarei la sua croce, la sua corona di spine.
Nel cielo dell'eterna gaffe
sarei complice e tormenta.
Sarei sabbia di arido deserto,
compagnia eternamente perduta,
notte gelida e giorno infuocato,
della mia infinita storia.

Sorriderei ai giovani amanti di Prevert
contro le porte della notte,
virando seppia questo volare eterno
ad una coppa di vino
...barricato rioja per l'occasione
che neanche la nebbia entri qui,
ti supplicherei infine, abbracciare
per me Juan Ramon.

Sono io che posso scegliere, quindi scelgo.
Senza sfiorare le emozioni improvvise,
malinconie che posano piane
nell'intimo nemico del mio cuore.
Il parente povero della luce,
il capriccioso e l'orgoglioso
o tu che stai qui a sfiorarmi
o del fornaio sorridente.

Ecco, se ci fosse l'isola che non c'è,
il cane potrebbe spulciarsi,
io che scrivo poesie,
tu che sorridi e parli di Dio.
Resterebbe solo amore o morte
passare una volta solo,
lasciare il segno a chi rimane
e la vita, sempre al punto di partenza.

Il sole, grande stufa di butano,
ha una ferita sulla mano
e questa mattina, sull'isola che non c'è,
poso la penna sul foglio dove scrivo...
...assoldo le mie straordinarie città
chiudo gli occhi, percorro le piazze,
le vie più belle
e alle fontane più magiche
di tutta la mia vita,
immergo le mani…

nell'acqua blu.

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