L'abolizione di un desiderio
nel tiepido mattino
Moriva una ragazza che conoscevo appena
e salutava, sognava Madrid
quel vestitino rosa
che il golpe non avrebbe più
…Lo ricordo quel giorno
che lei potesse almeno
rimase compita a braccia conserte
Il prete che pregava sottolavoce
I rossovestiti sembravano
che sarebbe scomparsa come
Qualcuno raccontando il fatto
anche se l’aveva ancora davanti.
E la radio di oggi parlava di lei.
che parla di lei e di un diario
una luna marrone e un sogno lontano
Poi come un bisturi, per anni,
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Così mi placo
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Il mio futuro con te
che mi domandi sempre
di parlarti del nostro futuro!
Oggi voglio scriverti cosa
veramente penso.
E perdonami se parlerò
di presente e di passato
costruendo metafore su metafore,
confuse immagini nei tempi
e similitudini allegoriche
tra strofe e passi,
righe in rima nei modi
e scioglilingua poetici
a cavallo tra poesia e prosa
(come fosse un gioco che mi riesce
perché mi ci trovo
come un gatto sul tetto).
camminiamo sullo stesso bordo
al ciglio delle stesse tegole
scosse, sempre mosse
legati da un’unica mano.
E sul foglio, di questa
carta che vola
agli spesso imprevisti
vortici dei tempi,
sta scritta la poesia
della mia vita con te.
Ma troppo dentro
questo soffio di vento stiamo,
che a volte ne ho paura
io stesso… viverlo.
attimi di vita
di questi prossimi
infiniti anni con te,
a volte immensi amori perduti
e sogni infranti
come fantasmi vagano
e uniche sono le mobili
parvenze che vagamente
a volte compiamo
(strade di gesti che lastrichiamo
d’inutili parole).
Perdiamo la storica memoria
persino difficile a dimenticarsi
dal tanto male
di olocausti compiuti
ed erigiamo
approssimative scuse
o ci accontentiamo
di un suono mediatico
e di una lacrima
che scivola facile
… o del falso sorriso
dello stupido al potere.
A volte, in quel caso,
un insulto sta a difenderci
o un sussulto sta ad amare.
Ma il tempo passa e grava
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Via Madre di Dio
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La poesia più bella del mondo
una vite senza fine
una lacrima appesa
o un treno in ritardo.
come una bussola rotta
una nuvola sola
como un gato sin gata.
le cinque della sera
il nome della rosa
un flamenco gitano
una moto nel vento
la giacca migliore
Roma di notte
la mia poesia
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In memoria di Ignazio Sanchez Mejias
Sabbia e arena. L'anello profuma di una rosa
Calpestano il terreno intorno e attendono
E pare la sera d'istante si fermi.
Garcia sorride.
La banderilla brilla dove la morte è vita.
La tauromachia ha i suoi ritmi sordi
che l'ingresso s'apre e stende già ‘l velo
...comunque sia.
soltanto bisbiglio e urla interrotte a volte
e sorde ...sapore e stupore.
Silenzio. Strappo di pica …collo che striscia
movimenti austeri …sangue che cola...
Il cuore vivo batte. Di strozzata folla è l'urlo.
spada in aria …dritta la punta al cielo.
Ma improvviso e schietto sbalza nell'aria e vola.
poi barcolla, ricade e s'alza ancora …o almeno tenta
e poi tonfa per sempre a terra.
Sgomenta e in silenzio.
la Spagna piange alle cinque della sera
Il suo poeta piange. Ora...
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24 Giugno 217 A.C.
nel silenzio del mattino
da sopra la collina
gli occhi svaria l'Appennino
conta uomini
piange romano
il ventiquattro Giugno
duecentodiciassette.
Flaminio muove a sud
e bianca coltre di nebbia
s’allarga…
Cavalleria leggera e celti
libici e iberici sopra la cima
baleari e astati chiudono il tratto
da Montigeto al Borghetto...
Caligae lente come un serpente
marciano silenziose sul Malpasso
la nebbia avvolge la riva del lago
la cavalleria rotola giù
...Vola via l’usignolo.
Circondati e al fianco scoperti
accerchiati ai canneti il Trasimeno
il torrente della valle da quel giorno
cambia il nome
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Dalle memorie di Fedor Michailovic
Strappi di storia
incanto e oppio a portata di tutti
io, che la notte guardo la strada dal vetro della stanza
vedo, donne sguaiatamente ridere tra gomme in fiamme
io, che parlo al mio cervello e rispondo
sento il mio cuore che batte
quando il silenzio uccide.
Cammino solitario intorno al letto
mentre sfrego le mani.
Se fossi un pazzo?
Sarei in ospedale no?
Ma sono qui
vestito col mio pigiama
sporco di fango e di sangue rappreso
laddove a volte si perdon gli odori.
Sono avvezzo io.
Oggi uno dei bianchi con un ramo in mano
Urla: "torna da dove sei venuto".
Io torno.
Strozzo la vita con le mani
strillo anch’io
ma nessuno mi sente.
Stanno sparando sulla grande signora
sulla madre terra "grido".
Guardo i carri arrivare
i drappi a tre colori
son puliti di nuovo…
"Mettete le bandiere"
sospiro
"Sotto la terra e prendete i colpi con le mani
stringeteli con forza".
Ora le tendine sono aperte
io non tocco per non sporcare
vedo
tra i vetri sporchi di fuliggine
il treno che passa qui sotto.
Viaggi di viandanti stretti a loro
nei vagoni delle bestie.
O se solo potessi
abbandonare
lo sfregarmi le mani
se fossi ciò che vorrei
girerei i pattini
verso nuove strade
lisce di asfalto appena steso
e scenderei come un bimbo
a rallegrar le serate estive
dei nonni miei.
Qui sotto
il sole brucia anche gli animi
più sporchi di Dio
e non sarei
considerato pazzo io
sarei maestro
di clavicembalo
alla Sorbona… io
sarei…
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Fiumi di parole d'amore
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Uguale come allora
Se è vero com’è vero
che io a te ancora
darei la vita intera,
la metterei nelle tue mani
come allora.
Confesso che ugualmente
io ripercorrerei
passo dopo passo
quel che vivo ancora
uguale come allora
il sogno rivivrei
come un gatto
sopra un tetto.
Che se “el catalan”
lì non fosse più,
lo riedificherei uguale
a mani nude
in quella via,
la stessa via di allora,
uguale salirei
le scale sue di legno
lì fino al terzo piano,
nel cuore della notte
ti amerei ancora
come allora...
Poi, dopo...
scriverei una poesia
che ricomincerei
così:
Se è vero com’è vero
che io a te ancora
darei la vita intera,
la metterei nelle tue mani
come allora…
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