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Urlammo al Cielo

mute invettive

nè ci avvedemmo

che l'onda del Tempo

aveva mangiato gli Argini

 

Implorammo la Pioggia

sull'arida Stele

della nostra Sete

 

Non fummo in grado di capire

Della mia malinconia

cesserò di scrivere.

Questa falda dolorosa

più della ferita stessa.

Ritornare alla realtà

senza filtri nè specchi

percorrendo passi che

riconosco miei.

Afferrare, quindi

quanto già posseduto

pare più prossimo

il cielo,

con quell'aria bambina di

dispettita arroganza,

e quegli aculei

che il vento ha ridotto

in cenere

dall'avanzare fiorito

di una primavera tanto timida,

s'affaccia corrucciato e tenero

Fui bambino
forse uccello
o pesce guizzante
temetti sempre
di cadere nella gola del cielo
e tuttavia infiammato
da una vertigine
che mi faceva crescere
nonostante me.

Ho ancora un po’ di luce
prima che il ciel si chiuda
sopra la mia vita
e il respir si punti sulle labbra
di far uscire da dentro al core
l’unica parola che non può morire
che di ogni giorno porta
il mio aspettar di te
che hai un solo nome
amore.
 

 

 

 

 

 

 

 

1-Truppe

 

L’odore risuona la grancassa dei ricordi
Un cucù saltella sul terrazzo di paglia
Ogni salto è una decina di anni
Tutti gli anni disfatti al ribasso.