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‎In una scia di stelle

perdermi nella luce,

serenamente assorta

immersa tra i colori.

Inondarti lento
onda uralo-altaica
a istrice di archibugi
muro di fuoco
gemito in lacrime
odore d'aglio prezzemolo e viole
vampa la tua coscia
profano turibolo
su febbre rara
sudato da remo di galera
ti desidero, sapore di regina
schiavo in ossimoro di alcova perversa

La vita non è altro che un'ombra vagante:
un povero attore
che si pavoneggia
e si agita per la sua ora
sul palcoscenico,
e poi tace;
è un racconto recitato
da un idiota
gonfio di suono e di furia
che non significa nulla.

 

 

 

Illimitato giocherà danzando il mio ego

radioso prisma diramante luce

racchiuso in un corpo infelice

irriverente scorza d'un libero intelletto,

il leggero calesse traina i cavalli

e non ha la patente per domarli,

domani, forse abituerò l'amore

 

 

 

 

 

 

 

 

D'integrazione esempio offre natura
servita in piatto unico esaltato
d'un lettino di soffici colori
danno speranza nella tolleranza

 

Un nuovo giorno
apre le porte
al mio domani
nel suo scorrere
rivivo i ricordi
percorrendo l'assenza
che abbraccia il cuore,
schegge di malinconia
turbinano nell'Anima
in quei meandri che
non si rassegnano
a vederti allontanare
nel silenzio del tuo incedere...

Dove eri solito

lasciare le scarpe

adesso, a stento,

intravedo le impronte.

Alle tue domande

ho dato le mie risposte

alle domande degli altri

forse potrai rispondere tu!