Perché ho passeggiato sulla spiaggia ed ho trovato impronte che non mi appartengono più e il mare vagava oltre il sole che lo aveva lasciato solo, a dipingere il cielo, per me.
Perché per me il cielo è l’unico filo che mi unisce al resto del mondo, quel mondo fatto di fantasmi che mi premono dentro.
Perché dentro c’è una malattia che conservo come un tesoro e ne sono gelosa e non permetterò mai a nessuno di guarirmela, se non dopo.
Perché dopo è l’unica giustificazione che darò a Dio, e affronto il giorno in attesa del lungo sonno.
Perché addormentarsi non è mai troppo presto quando la luce diviene peso per gli occhi, ed hai solo quelli, come secchiello, per continuare a costruire castelli.
Perché i castelli hanno bisogno di principi e principesse, e di storie che si leggono solo sul viso dei bambini.
Perché il mio viso è stato bambino, sul tuo, e mi accontento del profumo di questa spiaggia che si è incastrata fra le mie rughe, perché una notte ci hai sorriso dentro, e ti trattengo così, nel silenzio dell’acqua, che mi porta con sé.
Perché parlarti in silenzio è l’unico alfabeto che il mio cuore conosce, ora, e lascio gesticolare i ricordi come le onde che giocano ai miei piedi, e rimango immobile per non calpestare nemmeno un secondo, di ciò che rimane.
Perché un secondo è una distanza troppo lontana nel mio petto, e dormo sulla sabbia per esserti vicina anche se non c’è più posto per le mie mani, e così le lascio su un cancello in attesa della luna piena.
Perché la luna è amica del buio, ed io sono senza vista.
Perché ti ho visto, e ti ho amato.
Perché ti amo e cerco di immaginare come sarei senza, e non mi vedo.
Perché ti vedo ovunque, e penso che ci sono amori che devono essere amati ogni oggi.
Perché oggi sono stata al mare, e.
Simonetta Bumbi
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Racconto di Simonetta Bumbi
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