Il fumo di Luise - princess06 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il fumo di Luise - princess06

Girava voce da qualche tempo che Mark fosse cambiato…
In effetti, da quando aveva iniziato a rivedere “ Memorie di una casa morta”, nel tentativo di realizzarne una rielaborazione per un adattamento teatrale, sembrava non riuscisse neppure ad aver più il tempo, o la voglia, di uscir da casa, o di ritrovarsi con gli amici al casinò, oppure nei soliti locali, frequentati fino a qualche mese prima, per coltivare quella frivolezza notturna offerta dalle donnine allegre, cui si era particolarmente affezionato…
Con molte ci era andato a letto, cambiandole di frequente, nell’inseguimento di specifiche fantasie erotiche, offerte dalla Casa a mo’ di menù stagionale, quasi ricercato, più o meno succulento e praticate con estrema disinvoltura e nessuno strascico conseguente.
Ora, quest’opera di Fedor, anche autobiografica, ha iniziato a coinvolgerlo in un crescendo d’ interesse al quale s’univa una notevole curiosità di conoscere a fondo i personaggi, sia i reclusi condannati ai lavori forzati, che i loro carcerieri, poi le figure del popolo russo…sullo sfondo, come una cornice contenitiva di quella realtà particolare dei campi di lavoro in Siberia.
Per la prima volta aveva sentito crescere dentro di sé il desiderio di una maggiore conoscenza dei personaggi del libro, e non soltanto ai fini del lavoro specifico di riduzione letteraria e di adattamento per il teatro. Gli era capitato così di cogliere quella nascosta umanità e i profondi sentimenti di quelle persone, e nello stesso tempo provava l’aspirazione di riuscire a farli emergere completamente nella loro essenzialità, fuori dalle parole scritte, perché fossero compresi e in seguito interpretati dagli attori sulla scena del teatro, con quella stessa forza, con la medesima carica umana che lui aveva scoperto nel libro.

>Ma fu dopo alcune riletture, in particolare di alcuni capitoli, che Mark vide, per la prima volta, l’idea della Speranza, lì così nitida e priva di alcun alone metafisico, però impregnata di quel “sentimentale” che incanalava il pensiero verso la spiritualità più semplice e pura, legata strettamente al terreno, ai pensieri, al tempo e al corpo di quei personaggi. I condannati che vivono in attesa della propria liberazione, vissuta con un’ansia estrema man mano che il momento s’avvicina, ma poi, abbracciata la Libertà tanto agognata, ecco che si ritrovano a dover affrontare un nuovo dolore non previsto, come se il destino dell’essere umano non potesse essere diverso, o esente dal dolore, per i ricchi come per i poveri, per i potenti come per i reietti. E’ la prima volta che si trova a riflettere sull’esistenza di questi valori, dove si afferma la vera Libertà, svincolata da intolleranze religiose e dalla prigione dei condizionamenti materiali o morali…gli si apre un campo senza confini e pieno di luce, dove vorrebbe provare a muoversi, anche se questo viaggio gli appare ignoto, ancora.

Era la luce accesa del suo studio a renderlo ancora “visibile” al mondo, oltre che a Luise, che riusciva a “vederlo” in ogni istante, quasi si trovasse lì, a casa sua, anziché nella sua stretta cucina ombrosa.
Rimaneva accesa tutte le notti, immancabilmente come immancabilmente si poteva notare la finestra aperta, per qualche minuto durante la notte e allo scopo di farne uscire il fumo denso delle sigarette fumate.
Anche il ticchettio continuo, quasi sommesso e lugubre dei tasti che si avvertiva leggero fino in strada, sembrava essere un altro segnale che era ancora in vita.
Beh…bisogna aggiungere che ogni tanto riceveva visite che non passavano inosservate.
Luise le riconosceva dal rumore dei passi sugli scalini di marmo del giroscale e a volte indicavano l’arrivo di più di una persona. Le prime volte veniva assalita da una forma d’inquietudine che si avvicinava a una sensazione di terrore; doveva ricorrere ai suoi ricordi di una vita integerrima, permeata dal senso del dovere e della disponibilità verso gli altri, per alleviare questa dolorosa sensazione. Si rivedeva al mattino, in casa sua, mentre spolverava i vecchi mobili senza pregi o spazzava il pavimento e lui era presente, anche se in una maniera quasi impercettibile.
Il suo sonno però era diventato così leggero che sembrava ormai un dormiveglia. Sentiva i rumori provenire dall’appartamento accanto, le voci, la musica e le pareva di esserci, anche se quel mondo notturno della casa non le apparteneva.Si sfiorava appena la punta dei seni e il rigonfiamento lì sotto, fra le cosce che si era inumidito sotto la spessa camicia da notte di cotone grezzo, traendone un leggero sollievo. Spesso si risvegliava prima dell’alba con il corpo bagnato di sudore, gli occhi stanchi, i pensieri un po’ tristi.

Era strano e un tantino morboso accorgersi, per i curiosi della casa di fronte, quanto non differissero di molto le figure che in notti diverse, si avvicinavano alla porta e che, con la chiave, aprivano per entrare, senza dimostrare la necessità di farsi annunciare.

princess06


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Testo selezionato da Francesco Anelli
-Editing: Alexis
-Racconto di princess06
-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

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