Scritto da © Manuela Verbasi - Gio, 21/04/2011 - 12:12
Un eco? Correttissimo
Ancora una volta dobbiamo denunciare – e ci dispiace – l’ignoranza linguistica di alcuni insegnati e, per giunta, di scuola media superiore. Un docente di un liceo romano ha sottolineato con la fatidica matita blu l’articolo indeterminativo “un” privo di apostrofo che precedeva il sostantivo eco (un eco) “apparso” su un componimento svolto in classe da un allievo. No, gentile amico, eco non è necessariamente femminile – come si ritiene comunemente – perché appartiene alla schiera dei cosí detti sostantivi sovrabbondanti. Eco, dunque, ha un solo plurale rigorosamente maschile (gli echi) e due singolari, uno maschile e uno femminile (un eco e un’eco). Il plurale maschile si spiega da sé: tutti i sostantivi in “-o” (salvo ‘mano’e qualche altro caso raro) sono maschili e nel plurale mutano la desinenza “-o” in “-i” (l’albero, gli alberi; l’eco, gli echi). Da dove proviene il femminile singolare? Ce lo dice, magistralmente, Ottorino Pianigiani: http://www.etimo.it/?term=eco&find=Cerca
Il femminile singolare, quindi, si spiega con la provenienza mitologica del vocabolo; quello maschile – e meno usato, per la verità – con la “legge” grammaticale che, come abbiamo visto, stabilisce che tutti i sostantivi che finiscono in “-o” sono di “sesso” maschile. Ed eco, dal latino “echu(m)”, non fa eccezione.
Si veda anche questo collegamento: http://www.grecoantico.com/mitologia-greca.php?page=
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