La grammatica è l’insieme delle regole che riguardano gli elementi costitutivi di una lingua in rapporto alle loro caratteristiche generali e in rapporto allo loro uso nella realtà della elaborazione di messaggi verbali. Il termine grammatica, a livello etimologico, proviene dall’antichità. Questa branca della letteratura era considerata l’arte dello scrivere, cioè una disciplina ausiliaria attraverso cui s’insegnava a capire tutti quei meccanismi espressivi della pagina scritta e, di conseguenza, cercare d’imitarli. Da ciò si precisa che, inizialmente e più precisamente nel periodo ellenistico, la grammatica doveva individuare e descrivere quei meccanismi che la lingua usava nello scrivere (grammatica descrittiva). Poi, oltre a tale primaria funzione, si aggiunge inevitabilmente l’analisi delle norme insite in essa (grammatica normativa). Per molto tempo, quindi, fu una disciplina finalizzata quasi esclusivamente ad insegnare la lingua letteraria e volta a proporre, deducendolo dagli autori classici, un modello di perfezione. Solo dalla metà del secolo scorso, la grammatica riuscì, dopo molti contrasti, a superare le sue posizioni rigidamente normative e, grazie alla linguistica storica, s’aprì a nuovi interessi cominciando a voltarsi verso fenomeni più evolutivi della lingua stessa. Pur non ripudiando gli aspetti normativi e descrittivi, questo cambiamento portò inoltre ad un grande ampliamento nello spettro esegetico del settore, si diede il via, infatti, allo studio comparato con le altre lingue (grammatica storico comparativa). Oggi, la grammatica si è vista aprire nuove prospettive ad opere dello strutturalismo, secondo cui per capire al meglio i meccanismi linguistici bisogna analizzarli all’interno del loro humus storico vitale (grammatica strutturalistica). Con gli anni Sessanta, nasce un nuovo indirizzo, quello che ha il compito di individuare le strutture profonde del linguaggio, un’analisi che ponga in rilievo quelle norme che danno comprensione all’enunciato (grammatica generativo-trasformazionale). Naturalmente, negli ultimi decenni, la grammatica ha tratto notevoli spunti anche nelle varie branche in cui si è mossa evolvendosi: la sociolinguistica, quel settore della lingua che analizza tutti quegli aspetti strettamente connessi con il tessuto connettivo sociale; la psicolinguistica, quel settore che analizza le motivazioni del messaggio linguistico in rapporto sia al mittente sia al destinatario; la semiologia, settore che analizza tutti quei segni on solo linguistici ma anche olfattivi, gestuali e visivi prodotti nell’ambito della vita sociale. Come si può notare la grammatica è una scienza assai complessa, è inevitabile affermare con cognizione causa che essa, pur avendo sviluppi interessanti ed arrichenti, deve assumere prioritariamente un ruolo normativo, che la porta senza ombra di dubbio a prescrivere certi usi e condannarne altri.
Le parti della grammatica
La grammatica, alla luce di ciò che si è scritto nelle righe precedenti e delle moderne teorie linguistiche, è una scienza unitaria e organica che ha il dovere di studiare la lingua nella sua complessità. Tuttavia, per addentrarsi nella struttura della lingua, è necessario ripartire il discorso e procedere per livelli d’analisi. Quindi, pur tenendo ben presente che la lingua va ritenuta un insieme d’elementi attivi, analizzeremo le seguenti parti:
a – fonologia è quella parte che studia i fonemi, suoni della lingua dal punto di vista della loro funzione e del loro organizzarsi in parole.
b – morfologia è quella parte che studia le parole occupandosi delle diverse forme che esse assumono nell’ambito della frase in funzione del loro significato e della funzione che svolgono.
c – sintassi è quella parte che studia i rapporti secondo cui le parole si combinano a formare le proposizioni e queste ultime a formare a loro volta i periodi.
d – lessicologia è quella parte che studia l’origine e la forma delle parole in ordine al loro significato.
e – semantica è quella parte che studia le parole in ordine al loro significato.
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