Scritto da © ande - Mer, 17/03/2010 - 12:43
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“Febbraio”
"È una strana cosa il letto, questa imitazione di tomba, ove adagiamo le membra stanche, e sprofondiamo quietamente nel silenzio e nel riposo". |
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Riposo
Un pensiero in più non ci sta
sull'angolo di questo cuscino all'estremità di un capello biondo, biondo falso... Ciononostante, evviva! E un letto azzurro due per due accoglie le mie ossa leggere come un foulard dopo una rumba. ©gingimbre
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Singolare la metrica di questa magnifica poesia, accompagna il significato delle parole e dei pensieri: i primi tre versi, in crescendo, (8,10,11) creano un’aspettativa che crolla nella brevità del quarto verso di solo 4 sillabe con i punti di sospensione a intendere e a celare segreti e delusioni (falso). Il ritmo riprende con una decisa affermazione di vita (7 sillabe in cui la parola “evviva” nella sua onomatopeicità è evidenziata dal punto esclamativo) e prosegue, leggero e vivace (5,3 sillabe), trova una maggiore consistenza con il riconoscimento di sé (le mie ossa leggere in un nonario) e di nuovo vola (4,5 sillabe) nella leggera frescura di una stoffa serica dopo il ballo sfrenato di una vita vissuta comunque.
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Entro nel letto
Entro, nel letto,
come una foglia perché ora è autunno se n’è andata l’estate rovente ne resta solo un ricordo nell’aria tiepida ©iry50
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Versi sciolti quelli di questa stupenda lirica: il ritmo all’inizio breve (5,5 sillabe) esprime il titubante ora, timido avvicinarsi a quel letto che conserva in sé i ricordi di un’estate della vita che è stata rovente; l’approccio è realistico (perché ora è autunno – una spiegazione che afferma un dato di fatto con un respiro più ampio, 7 sillabe) seguito dal motivo più intimo, vero, un endecasillabo, il verso più lungo e più significativo qui, perno di tutta la poesia. La prima strofa termina con un ottonario che corona e completa il significato del verso precedente; poi, senza soluzione di continuità si procede con la seconda e ultima strofa, che inizia in sordina, di nuovo con un verso breve, un senario (nell’aria tiepida), la voce prende forza nel settenario che segue, si mantiene stabile nei due ottonari, ( … fragile al vento), si afferma ugualmente indomita in un bellissimo endecasillabo sciolto (nuda, eppure capace/ di altre foglie) come a dire “ci sono ancora e comunque!”
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Lino
Lenzuola bianche
di lino quasi un sudario a coprire questa morte apparente. Solo ci salvano ©Grizabella1
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Ritmo che serra la gola quello di queste due piccole strofe in cui si possono riconoscere spezzati, tachicardici, nella prima un ottonario (5/3) un nonario (5/4) e di nuovo un ottonario (4/4) e nella seconda, più breve ma all’apparenza più leggera, solo un nonario troncato in modo che l’ultimo verso che è anche un’unica parola, quella fondamentale cui tendeva tutta la poesia (i sogni) spicchi in assoluta e splendida solitudine.
Maila Meini
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Analisi e scelta dei testi, di Maila Meini
Editing e grafica Anna de Vivo
Redazione di Rosso Venexiano
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