Scritto da © inchiostroblu - Mer, 28/09/2011 - 14:59
Immaginare di cimentarsi con un libro, seppur piccolo (nemmeno 100 pagine) scritto nel 1929 magari potrebbe spaventare qualcuno.
Tutto però si può dire di Alexis ma non certo che si tratti di un libro “datato”… anzi: leggendolo ( e lo si può fare davvero tutto d’un fiato) ci si accorge subito della sua estrema ed eterna attualità.
Il sottotitolo (non scelto certo a caso ma voluto dall’autrice allora ventitreenne) rende con immediatezza il concetto di base contenuto in questo racconto che altro non è se non una lunga lettera, scritta nell’arco di alcuni giorni da un giovane uomo alla sua giovane moglie che sta per lasciare definitivamente, per spiegarle le ragioni del suo gesto.
Egli non trova modo migliore di scriverle, magari “senza urlare le parole” e confessare così la sua omosessualità contro la quale ha anche cercato di combattere e che ha cercato di arginare sia per se stesso sia per lei e per il loro matrimonio ma… come rivela appunto quel sottotitolo la lotta è stata vana.
Alexis, come il nome del protagonista, è una sequenza interminabile di perle che la Yourcenar è stata in grado di tradurre in parola; ma che a tratti diviene quasi poesia. L’istinto di fermarsi e sottolineare qualche passaggio o di scrivere qualcosa di ciò che si è letto su un un quadernino è stato per me molto forte, ed è ciò che ho fatto.
Penso che regalarsi un pomeriggio leggendo e gustando appieno di questo libro sia una delle cose più piacevoli che si possa fare e di certo chiudendone l’ultima pagina non se ne rimarrà pentiti.
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